Formato: copertina rigida
Pagine: 480
Editore: Longanesi (18 aprile 2017)
ISBN-13: 978-8830442016
Data di acquisto: prenotazione del 7 aprile 2017
Letto dal 22 al 27 aprile 2017
▪ Sinossi
Roma è nelle mani di un assassino, un mostro capace di dare forma al buio. Una
tenebra fatta di follia e terrore, che prende vita nel rito dell'uccisione. Le
sue visioni si tramutano in realtà nei luoghi più sconosciuti ma pieni di
bellezza della città , perché è una strana forma di arte plastica quella che il
killer insegue. Lui si trasforma, e trasfigura le sue vittime in opere
ispirate alla mitologia classica: il Laocoonte, la Sirena, il Minotauro… Sono
però soltanto indizi senza un senso apparente, se non si è in grado di
interpretarli. Di analizzare la scena del crimine. E tracciare un profilo.
Ma il miglior profiler di Roma, il commissario Enrico Mancini, è lontano
dall'essere l'uomo brillante e deciso di un tempo. E la squadra che lo ha
sempre affiancato non sa come aiutarlo a riemergere dall'abisso.
Mentre nuove "opere" di quello che la stampa ha già ribattezzato "Lo Scultore"
appaiono sui palcoscenici più disparati, dalla Galleria Borghese all'oscura,
incantata Casina delle Civette a Villa Torlonia, dallo zoo abbandonato
all'intrico dell'antica rete fognaria romana, Mancini viene richiamato in
servizio e messo di fronte a quella che si dimostra ben presto la sfida più
terribile e complicata della sua carriera. O forse della sua stessa vita.
▪ La mia recensione
"Enrico aveva bisogno di calpestare la terra, annusare l'aria sulla scena
del crimine, di toccarla. Era quello il suo primo contatto con l'assassino.
Un tramite indiretto che gli serviva per sintonizzarsi, ascoltare la voce
del delitto, percepire i passi del killer, finché la presenza fantomatica
non si manifestava nella sua mente. Un'immagine".
La forma del buio è, per sommi capi, la continuazione naturale di
È così che si uccide, la prima fatica letterale di Mirko Zilahy. Se il primo mi era piaciuto,
questo secondo volume mi ha stregato! Merito del ritmo frenetico che non
permette cali di concentrazione, della trama davvero ben costruita, del
leitmotiv (i miti greci) che unisce tutti i massacri da parte del serial
killer di turno e, soprattutto, della figura di Enrico Mancini che, lottando
con i fantasmi del suo passato, ci permette di essere visto non come un "eroe
carismatico" (di cui la letteratura e il cinema ne sono intasati) ma come un
comune mortale, in cui ognuno di noi, perché no?, può anche immedesimarsi.
▪ Voto: ⭐⭐⭐⭐⭐ (5 su 5)
Nessun commento:
Posta un commento