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"Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull'effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All'incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l'ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un'emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito". [Joël Dicker in "La verità sul caso Harry Quebert"]

domenica 26 ottobre 2025

Miguel de Cervantes: Don Chisciotte della Mancia


Miguel de Cervantes Saavedra: Don Chisciotte della Mancia

Titolo originale: El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha
Formato: copertina flessibile
Pagine: 1.018
Editore: Newton Compton Editori (13 novembre 2008)
ISBN-13: 9788854113213

Data di acquisto: prestato
Letto dal 15 al 26 ottobre 2025

▪️Sinossi
Frutto del disinganno e dell'abisso che l'epoca ha scavato fra realtà quotidiana e grandezza imperiale, il Don Chisciotte è unanimemente annoverato tra i classici della cultura occidentale. Nata dalla fantasia di Miguel de Cervantes, mentre era rinchiuso nel carcere di Siviglia, la storia del cavaliere errante e del suo fido scudiero Sancho Panza, che si svolge durante il regno di Filippo III di Spagna, ci induce a percorrere un itinerario al tempo stesso cavalleresco, etico, letterario, sociale e sentimentale. In una miscela dei generi narrativi in voga, Cervantes supera il canone letterario, la norma unitaria, l'esclusione di temi e realtà, per comporre un mondo in cui nulla di umano è estraneo alla sua sensibilità. Sfortunato e grande scrittore, Cervantes ha lavorato sul linguaggio componendo il primo romanzo moderno e al tempo stesso portando a maturità una lingua che si sarebbe poi diffusa oltremare, grazie alla vitalità che ha saputo darle il serrato dialogo tra il cavaliere e lo scudiero, eroi strampalati e umanissimi.

▪️L'incipit del libro
Viveva, non ha molto, in una terra della Mancia, che non voglio ricordare come si chiami, un idalgo di quelli che tengono lance nella rastrelliera, targhe antiche, magro ronzino e cane da caccia. Egli consumava tre quarte parti della sua rendita per mangiare piuttosto bue che castrato, carne con salsa il più delle sere, il sabato minuzzoli di pecore mal capitate, lenti il venerdì, coll'aggiunta di qualche piccioncino nelle domeniche. Consumava il resto per ornarsi nei giorni di festa con un saio di scelto panno di lana, calzoni di velluto e pantofole pur di velluto; e nel rimanente della settimana faceva il grazioso portando un vestito di rascia della più fina. Una serva d'oltre quarant'anni, ed una nipote che venti non ne compiva convivevano con esso lui, ed eziandio un servitore da città e da campagna, che sapeva così bene sellare il cavallo come potare le viti. Toccava l'età di cinquant'anni; forte di complessione, adusto, asciutto di viso; alzavasi di buon mattino, ed era amico della caccia. Vogliono alcuni che portasse il soprannome di Chisciada o Chesada, nel che discordano gli autori che trattarono delle sue imprese; ma per verosimili congetture si può presupporre che fosse denominato Chisciana; il che poco torna al nostro proposito; e basta soltanto che nella relazione delle sue gesta non ci scostiamo un punto dal vero.

▪️La mia (brevissima) recensione
"Non ti accechi la propria passione nella causa altrui; ché gli errori nei quali tu cadrai, saranno il più delle volte senza rimedio: e se pure lo avessero, ciò tornerebbe a spese della tua riputazione ed anche delle tue sostanze".
Don Chisciotte della Mancia è stato pubblicato ad inizio del 1600 ma riecheggia ancora adesso: il "folle" Alonso Quijano (il Don Chisciotte del titolo), infatti, simboleggia ed incarna alla perfezione l'eterna contraddizione tra sogno e realtà o, per dirla in altro modo, tra speranza e disincanto.
La trama, perciò, ci mostra un Alonso talmente appassionato (quasi ossessionato) dalle storie cavalleresche che decide egli stesso di immedesimarsi in un cavaliere ramingo. Affiancato da Ronzinante, un cavallo abbastanza malmesso, e dal suo fedele scudiero Sancho Panza, parte alla volta di avventure talmente bizzarre da sfiorare il ridicolo.
Tutto il romanzo, un bel tomo di 1.000 pagine, può esser visto come una tragicomica riflessione sul potere della fantasia e come essa può esser distorta nella vita reale. Don Chisciotte, infatti, vive in un mondo tutto suo: combatte i mulini a vento scambiandoli per giganti dalle braccia possenti (è questo l'episodio più celebre di tutto il contesto) e difende i contadini anche quando non sono in pericolo.
Immergendo idealmente Don Chisciotte nella nostra epoca, sarebbe un perfetto leader politico talmente ostinato nel cambiare il mondo da risultare sconsiderato. Per giunta, la sua ossessione per i romanzi cavallereschi può esser vista come la nostra ossessione per i social network e la realtà virtuale.
Viceversa, come dicevo prima, il buon Sancho Panza incarna il realismo che tenta di aiutare il suo compagno di avventure a restare con i piedi per terra.
E Dulcinea del Toboso, chi sarebbe oggi? Io la vedo perfettamente calata nella parte di una influencer o di una vip molto in vista: donna di successo desiderata da molti ma che, a conti fatti, si rivela essere una persona completamente diversa da come lei stessa si mostra sui suoi social.
📌 Voto: 🔵🔵🔵🔵 (4 su 5)

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