Gino Castaldo: Il ragazzo del secolo o della rivoluzione perduta
Formato: Kindle (3.1 MB)
Pagine: 295
Editore: HarperCollins Italia (25 febbraio 2025)
ASIN: B0DTJ6X7LF
Data di acquisto: 16 marzo 2025
Letto dal 22 al 27 aprile 2025
▪ Sinossi
Un uomo nasce nel 1950, alla metà esatta del Novecento, l'ultimo secolo del Millennio. Il suo nome è Luigi e ha pochi mesi quando i suoi genitori, da Napoli, dalla palazzina dove vivono tra il mare e una raffineria, decidono di trasferirsi a Roma. Lì, nella capitale, lo sorprendono gli anni Sessanta, con la musica delle band che arrivano da altri paesi e che, con i loro beat pulsanti e maliziosi, sembrano parlare da un futuro ormai alla porta.
Poi le prime grandi amicizie, il primo amore, nuovi idoli che nascono e muoiono in fretta, la diffusa e frenetica voglia di cambiamento. E di rivoluzione. Una rivoluzione che, ancora al suono di accordi rock e nuovi strumenti, con i capelli lunghi e le magliette colorate, prende finalmente vita alla fine del decennio, tra manifestazioni, viaggi in terre lontane ed esotiche, speranze. Promesse di una libertà assoluta e sfolgorante che dà le vertigini e che i giovani e la musica non hanno mai vissuto prima. Luigi cresce, si sposa, lavora a progetti di scrittura e politica, immerso in un clima di trasformazioni epocali. Ma la droga e l'improvvisa ondata di violenza degli anni Settanta mettono in crisi quei sogni e lui va incontro alle prime disillusioni e alle ombre di un tempo che non tornerà, mentre la vicenda privata del protagonista si incrocia con quelle di uomini straordinari, da Andrea Pazienza a Freak Antoni, da Paolo Pietrangeli a Rino Gaetano.
Il ragazzo del secolo o della rivoluzione perduta è l'esordio nella narrativa di Gino Castaldo, il più grande e amato giornalista musicale italiano, un romanzo in cui i desideri, le speranze e i dolori di un'epoca vicina e al contempo perduta rivivono grazie alla magia della letteratura.
▪ L'incipit del libro
Mi chiamo Luigi e sono nato nel 1950, alla metà esatta del Novecento.
Non potevo sapere che fosse un segno, e che quel secolo fosse l'ultimo. Neanche potevo immaginare il significato simbolico dell'essere nato in un lembo di terra incastrato tra il mare e una raffineria, perché a Napoli, a quel tempo, c'era una fiamma sempre accesa che bruciava petrolio. La si vedeva da lontano, in cima a un grande traliccio, arrivando col treno o in automobile, come un braciere innalzato in onore degli dèi. Ma dovevano essere dèi impiastricciati e malmessi, perché quella fiamma puzzava di sporco, e spargeva il cattivo odore su tutte le case intorno.
In quegli anni era facile che si nascesse in casa, e per questa ragione sono nato in casa di mia nonna, in una di quelle palazzine costruite in fretta per dare un tetto agli sfollati della guerra a San Giovanni a Teduccio, nel quartiere periferico situato tra la spiaggia e il petrolio, nell'unica zona di Napoli dove durante le feste, insieme alle processioni dei santi, si sventolavano le bandiere rosse.
▪ La mia (brevissima) recensione
"Io so solo che la rassegnazione degli adulti è figlia della loro storia, noi siamo diversi, e qualsiasi cosa sia la felicità, se è possibile averla lo scopriremo da noi".
Il ragazzo del secolo, primo romanzo quasi autobiografico di Gino Castaldo, grande giornalista e vero e proprio mostro sacro della critica musicale, ci conduce per mano nella vita di Luigi che, essendo nato nel 1950 (anno di nascita anche dello stesso Castaldo), cresce insieme alla musica, ai fermenti giovanili, alle contestazioni, alle rivolte ed alla violenza (sia di destra che di sinistra) tipiche degli anni '60 e '70 del XX secolo.
Un romanzo di formazione quindi: attraverso l'alter ego di Castaldo rivivremo i due decenni pieni zeppi di cambiamenti musicali, culturali e sociali. Incontreremo i tanti personaggi storici di quel periodo (Beatles, Pink Floyd, Dalla, De Gregori, Rino Gaetano, Freak Antoni e De André, solo per citare quelli attinenti al mondo musicale) ma, ahinoi, vedremo anche la discesa in campo della droga e della violenza dei movimenti giovanili più estremisti.
Il tutto, alla fine, ci porta a riflettere ed a fare i conti con le speranze, le difficoltà e le illusioni (o disillusioni?) che quei due decenni ci hanno lasciato.
📌 Voto: ⭐⭐⭐⭐ (4 su 5)