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"Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull'effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All'incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l'ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un'emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito". [Joël Dicker in "La verità sul caso Harry Quebert"]

venerdì 16 febbraio 2024

Michael McDowell: La piena

Michael McDowell: La piena. Blackwater, vol. 1

Titolo originale: The Flood
Formato: Kindle (3874 KB)
Pagine: 188
Editore: Beat - Neri Pozza (17 gennaio 2023)
ASIN: B0BK9P9YB2

Data di acquisto: 7 aprile 2023
Letto dal 18 al 20 aprile 2023

Sinossi
1919. Le acque nere e minacciose del fiume sommergono la cittadina di Perdido, Alabama. Come gli altri abitanti, i ricchissimi Caskey, proprietari di boschi e segherie, devono fronteggiare il disastro provocato dalla furia degli elementi.
Ma il clan, capeggiato dalla potente matriarca Mary-Love e dal figlio devoto Oscar, dovrà anche fare i conti con un'apparizione sconvolgente…
Dalle viscere della città sommersa compare Elinor, donna dai capelli di rame con un passato misterioso e un oscuro disegno: insinuarsi fin nel cuore dei Caskey.

L'incipit del libro
All'alba della domenica di Pasqua del 1919 il cielo sopra Perdido, in Alabama, era terso, di un pallido rosa traslucido che non si rifletteva sulle acque nere che la settimana precedente avevano allagato del tutto la città. Il sole, immenso e di un colore rosso-arancio, si era appena levato sopra le cime dei pini nella foresta ai margini di quella che era stata Baptist Bottom. Era la zona più bassa di Perdido, dove nel 1865 si erano stabiliti in massa gli schiavi neri appena affrancati, e dove ancora vivevano ammassati i loro figli e nipoti. Adesso era ridotta a un torbido vortice di assi, rami divelti e carcasse gonfie di animali. Del centro di Perdido non si scorgeva altro che il palazzo del municipio, con la torre dell'orologio a quattro facce, e il primo piano dell'Osceola Hotel. Dei letti originari in cui i fiumi Perdido e Blackwater scorrevano una settimana prima restava ormai soltanto il ricordo. I milleduecento abitanti si erano tutti rifugiati in collina. La città marciva sotto un vasto strato di acqua scura, putrida e stagnante che solo ora cominciava a ritirarsi. I frontoni, i timpani e i comignoli che non erano stati travolti e trascinati via dalla corrente spuntavano dalla superficie cupa e oleosa della piena come emblemi, pietrosi e lignei, di angosciosa agonia. Tuttavia nessuno rispose al loro muto appello, e i tronchi spezzati, i detriti irriconoscibili, i brandelli di abiti e i mobili delle case finivano per rimanervi impigliati, formando nidi maleodoranti intorno a quelle dita levate.



La mia recensione
"Elinor Dammert sapeva gestire le cose. Avviarle. Tenerle nei giusti binari. Manovrava le persone mettendole proprio là dove lei voleva, come un bambino dispone i suoi animaletti di legno nell'arca di Noè".
Si tratta di un horror leggerino. Anche troppo. E, infatti, anche se si legge con estrema facilità, la noia regna sovrana.
📌 Voto: ⭐⭐ (2 su 5)

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