Titolo originale: Desert God
Formato: copertina rigida
Pagine: 512
Editore: Longanesi (3 novembre 2014)
ISBN-13: 9788830438729
Data di acquisto: 28 dicembre 2014
Letto dal 30 giugno al 3 agosto 2015
▪ Sinossi
Taita il mago. Il medico. Il poeta, il consigliere intimo del Faraone Mamose e
poi del figlio, Tamose. Taita, l'uomo che regge nell'ombra le sorti
dell'Egitto. Non c'è pace per lui, tanto più ora che ha avuto anche l'arduo
compito di occuparsi, come tutore e mentore, delle due vivaci figlie
dell'amata regina Lostris. Tehuti e Bakatha, così intelligenti, passionali e
così uguali alla madre, di cui Taita è stato amante spirituale e di cui ha
raccolto le ultime parole sul letto di morte. A complicare la non facile
situazione si aggiungono gli affari di stato e la minaccia degli Hyksos. Che
hanno ormai invaso il delta del Nilo. Costringendo il faraone a ritirarsi nel
sud del paese. Per tentare di scacciarli Taita dovrà chiedere l'appoggio del
re di Creta, il potente Minosse. Ma ogni alleanza vuole un pegno in cambio. E
il pegno è un sacrificio estremo per Taita. A malincuore parte su una flotta
diretta a Creta, che porta in dono a Minosse due vergini, Tehuti e Bakatha. Ma
le due giovani, più inclini alle regole del cuore che alla ragion di stato, si
innamorano del luogotenente di Taita e di un soldato della flotta, e il
sacerdote teme che le trattative con Minosse possano saltare. Tra mille
peripezie, avventure e visite a luoghi esotici e pieni di meraviglie, come
Babilonia e Sidone, Taita riesce finalmente a sbarcare a Creta. Ma minacce
ancora più imponenti incombono sul suo destino…
▪ La mia recensione
Dopo la grossa delusione del precedente libro
Alle fonti del Nilo, ecco che Wilbur Smith si è ampiamente fatto perdonare con questo bellissimo
e spettacolare Il Dio del Deserto, quinto ed ultimo capitolo (forse)
del magnifico ciclo degli egizi ed incentrato sulla figura dello schiavo
eunuco Taita. Nelle ultime pagine di
Alle fonti del Nilo
lo avevamo lasciato che (anche se per intercessione divina) aveva riottenuto
una nuova giovinezza ed una nuova virilità ; in questa sua nuova avventura,
invece, lo ritroviamo nuovamente eunuco… quindi, c'è da supporre che quanto
ora narrato sia antecedente ai fatti del precedente lavoro.
Inoltre, nei primi quattro libri del ciclo degli egizi abbiamo letto della
magnificenza dell'antico Egitto, ammirato gli sfarzi della corte dei Faraoni e
ascoltato la voce del Nilo… in quest'ultima avventura, invece, Wilbur Smith ci
porta in giro per il Mediterraneo (e, infatti, il titolo del libro ci trae non
poco in inganno): andiamo, quindi, tutti a Creta… passando da Babilonia!
Vi racconto brevemente la trama: Taita, nel tentativo di salvare il nord
dell'Egitto dalla supremazia degli invasori Hyksos (episodio al centro delle
vicende de
Il Dio del fiume, primo libro della saga egizia), cerca l'appoggio e l'alleanza degli altri
due grandi regni dell'epoca, Babilonia e la civiltà minoica di Creta. Non
aggiungo altro e mi fermo qui per non rovinare il finale a chi ancora deve
leggere il libro.
La cosa impressionante di quest'opera è l'abile lavoro diplomatico, costellato
anche di sotterfugi e macchinazioni varie, che Wilbur Smith riesce a far
compiere a Taita per salvare il suo Egitto. E menzioni a parte meritano anche
il bel testo scorrevole e mai stancante e le descrizioni dei paesaggi, dei
personaggi e (addirittura) dei dettagli delle navi… quasi quasi, ad un certo
punto del racconto, sembra di stare a bordo di una qualunque di essa.
▪ Voto: ⭐⭐⭐⭐⭐ (5 su 5)
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