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"Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull'effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All'incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l'ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un'emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito". [Joël Dicker in "La verità sul caso Harry Quebert"]

domenica 8 ottobre 2023

Wilbur Smith: Il dio del deserto. Il ciclo egizio, vol. 5

Wilbur Smith: Il dio del deserto. Il ciclo egizio, vol. 5

Titolo originale: Desert God
Formato: copertina rigida
Pagine: 512
Editore: Longanesi (3 novembre 2014)
ISBN-13: 9788830438729

Data di acquisto: 28 dicembre 2014
Letto dal 30 giugno al 3 agosto 2015

Sinossi
Taita il mago. Il medico. Il poeta, il consigliere intimo del Faraone Mamose e poi del figlio, Tamose. Taita, l'uomo che regge nell'ombra le sorti dell'Egitto. Non c'è pace per lui, tanto più ora che ha avuto anche l'arduo compito di occuparsi, come tutore e mentore, delle due vivaci figlie dell'amata regina Lostris. Tehuti e Bakatha, così intelligenti, passionali e così uguali alla madre, di cui Taita è stato amante spirituale e di cui ha raccolto le ultime parole sul letto di morte. A complicare la non facile situazione si aggiungono gli affari di stato e la minaccia degli Hyksos. Che hanno ormai invaso il delta del Nilo. Costringendo il faraone a ritirarsi nel sud del paese. Per tentare di scacciarli Taita dovrà chiedere l'appoggio del re di Creta, il potente Minosse. Ma ogni alleanza vuole un pegno in cambio. E il pegno è un sacrificio estremo per Taita. A malincuore parte su una flotta diretta a Creta, che porta in dono a Minosse due vergini, Tehuti e Bakatha. Ma le due giovani, più inclini alle regole del cuore che alla ragion di stato, si innamorano del luogotenente di Taita e di un soldato della flotta, e il sacerdote teme che le trattative con Minosse possano saltare. Tra mille peripezie, avventure e visite a luoghi esotici e pieni di meraviglie, come Babilonia e Sidone, Taita riesce finalmente a sbarcare a Creta. Ma minacce ancora più imponenti incombono sul suo destino…

La mia recensione
Dopo la grossa delusione del precedente libro Alle fonti del Nilo, ecco che Wilbur Smith si è ampiamente fatto perdonare con questo bellissimo e spettacolare Il Dio del Deserto, quinto ed ultimo capitolo (forse) del magnifico ciclo degli egizi ed incentrato sulla figura dello schiavo eunuco Taita. Nelle ultime pagine di Alle fonti del Nilo lo avevamo lasciato che (anche se per intercessione divina) aveva riottenuto una nuova giovinezza ed una nuova virilità; in questa sua nuova avventura, invece, lo ritroviamo nuovamente eunuco… quindi, c'è da supporre che quanto ora narrato sia antecedente ai fatti del precedente lavoro.
Inoltre, nei primi quattro libri del ciclo degli egizi abbiamo letto della magnificenza dell'antico Egitto, ammirato gli sfarzi della corte dei Faraoni e ascoltato la voce del Nilo… in quest'ultima avventura, invece, Wilbur Smith ci porta in giro per il Mediterraneo (e, infatti, il titolo del libro ci trae non poco in inganno): andiamo, quindi, tutti a Creta… passando da Babilonia!
Vi racconto brevemente la trama: Taita, nel tentativo di salvare il nord dell'Egitto dalla supremazia degli invasori Hyksos (episodio al centro delle vicende de Il Dio del fiume, primo libro della saga egizia), cerca l'appoggio e l'alleanza degli altri due grandi regni dell'epoca, Babilonia e la civiltà minoica di Creta. Non aggiungo altro e mi fermo qui per non rovinare il finale a chi ancora deve leggere il libro.
La cosa impressionante di quest'opera è l'abile lavoro diplomatico, costellato anche di sotterfugi e macchinazioni varie, che Wilbur Smith riesce a far compiere a Taita per salvare il suo Egitto. E menzioni a parte meritano anche il bel testo scorrevole e mai stancante e le descrizioni dei paesaggi, dei personaggi e (addirittura) dei dettagli delle navi… quasi quasi, ad un certo punto del racconto, sembra di stare a bordo di una qualunque di essa.
Voto: ⭐⭐⭐⭐⭐ (5 su 5)

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