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"Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull'effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All'incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l'ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un'emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito". [Joël Dicker in "La verità sul caso Harry Quebert"]

mercoledì 20 settembre 2023

Marco Buticchi: Il serpente e il Faraone

Marco Buticchi: Il serpente e il Faraone

Formato: Kindle (4448 KB)
Pagine: 536
Editore: Longanesi (27 settembre 2022)
ASIN: B0BB1BD5HG

Data di acquisto: prenotazione del 21 agosto 2022
Letto dal 23 ottobre al 4 novembre 2022

Sinossi
Dalle sabbie dell'Egitto del faraone eretico Akhenaton sino ai tragici eventi del Novecento, una storia il cui filo rosso ha inizio nella tomba di un re bambino vissuto quasi tremila e cinquecento anni fa.
4 novembre 1922: nella Valle dei Re, viene scoperta la tomba di Tutankhamon. La febbre dell'antico Egitto infiamma il mondo intero. L'egittologo Howard Carter e il suo finanziatore, il conte di Carnarvon, si trovano d'improvviso al centro dell'attenzione e, accanto alla curiosità di scoprire i segreti di una civiltà così lontana e misteriosa, si scatenano ben presto invidie, voci malevole e leggende di maledizioni. In Europa, intanto, nonostante il primo conflitto mondiale sia da poco terminato, sembra si corra incontro a una nuova, terribile guerra. A ravvivare le braci è, in particolare, il crescente antisemitismo, alimentato anche dal servizio segreto zarista, l'Ochrana, che fa redigere un falso documento, i Protocolli dei Savi anziani di Sion, per gettare di­scredito sulla finanza ebraica. Ma quando le manovre occulte di queste forze eversive sembrano a un punto morto, la scoperta del sepolcro del faraone bambino giunge come una provvidenziale soluzione. Non soltanto per via dei favolosi tesori che contiene, ma anche per i papiri perduti, quei papiri che, a detta dei responsabili della spedizione archeologica, Carnarvon e Carter, «sarebbero stati in grado di stravolgere i fondamenti delle religioni».
1341 a.C.: Nasce Tutankhamon, figlio di Akhenaton. Crescere a corte per il piccolo erede al trono è un continuo districarsi tra insidie e congiure, ma il peggio accade quando suo padre è costretto a scomparire. Nei pochi anni che gli restano, Tut custodirà gelosamente i papiri segreti che narrano il vero destino del faraone Akhenaton e del fratellastro, l'ebreo Mosè. Una verità preziosa, ma scomoda per il giovanissimo sovrano, suo malgrado al centro di spietate manovre e cospirazioni.
Una cavalcata inarrestabile dalle sabbie dei deserti degli antichi egizi alle colline del Mediterraneo alla ricerca del più prezioso tesoro di ogni tempo. Un fiume tumultuoso che corre senza sosta dai fasti dei faraoni alle radici del male del secolo scorso.

L'incipit del libro
Egitto, città di Tebe, maggio 1374 a.C.
Il fiume scorreva pigro, in quel tratto.
L'acqua del Nilo indugiava limacciosa prima di addentrarsi tra le canne della vegetazione vicino alla riva.
Iochèbed si guardava attorno impaurita. Quando fu certa che nessuno potesse vederla, si tolse la gerla dalle spalle e ne estrasse un fagotto che adagiò sull'arenile. Verificò che la pece con cui aveva cosparso la cesta reggesse alle infiltrazioni dell'acqua e che i panni in cui era avvolto il prezioso contenuto riuscissero a stemperare l'odore acre del bitume. Iochèbed si asciugò le lacrime, rassegnata: quello era il solo modo perché il suo piccolo potesse scampare alla persecuzione del faraone contro i primogeniti ebrei. Abbandonata la cesta, la donna si allontanò in silenzio.
Rimasto solo, il bambino, tre mesi appena, scoppiò in un pianto disperato. Ma nessuno, in quell'angolo deserto del Grande Fiume, avrebbe potuto sentirlo.

La mia (brevissima) recensione
"Il simbolo del regno sul Basso Egitto! Il segno del potere di un faraone. La deshret, la corona rossa che il re indossava a testimoniare il suo supremo potere, aveva come simbolo un ureo, il cobra in posizione d'attacco!".
Ottimo e spettacolare romanzo storico (anzi, due romanzi storici in uno): come in gran parte dei libri di Marco Buticchi, ci troviamo davanti alla classica avventura "alla Oswald Breil"… solo che questa volta il nostro eroe non c'è!
Le due storie, però, sono collegate solo in minima parte (viaggiano su "binari paralleli" ma possono essere lette anche separatamente): molto bella la parte riguardante l'antico Egitto, un po' meno quella sulla scoperta della tomba di Tutankhamon e degli albori del Nazismo.
Da qualche parte (ora non ricordo dove) ho letto che in questo romanzo Marco Buticchi avrebbe commesso alcuni "svarioni storici". Tuttavia, una sorta di risposta arriva direttamente dallo stesso autore nelle note finali del libro: "Accendere un dubbio fa parte della missione di chi divulga. Se poi il dubbio ha fondamento, ecco che potrebbero svilupparsi nel lettore la scintilla della verifica, il piacere della ricerca, il desiderio di approfondire". Serve aggiungere altro…?
Voto: ⭐⭐⭐⭐ (4 su 5)

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