Formato: copertina rigida
Pagine: 490
Editore: Edizione CDE (1990)
Acquistato a: settembre 1990
Letto dal - al 1 aprile 2014
▪ Sinossi
Il sogno dell'archeologo Ben Kazin sta per realizzarsi. Per anni, incurante
del beffardo disprezzo dei colleghi, ha raccolto testimonianze della cultura
orale africana, cercando di dimostrare che un'antica civiltà del Mediterraneo,
probabilmente fenicia, si era stabilita nel Sudafrica e aveva fondato la
mitica Città della Luna, Opet.
Ora, grazie a una foto satellitare, Ben ha
individuato una traccia concreta che lo porta fino nel Botswana, a Katuba
Ngazi, le Colline di Sangue, dove, tra inseguimenti e cacce grosse, riesce a
strappare alla terra i suoi segreti: gioielli, armi d'oro massiccio,
antichissime pitture boscimane e soprattutto un'iscrizione in cui si racconta
la storia di Opet, il luogo prescelto dal dio del Sole Baal e dalla dea
Astarte per custodire il Tempo. Ma per capire davvero le meraviglie della
città scomparsa dovrà ripercorrere le crudeli vicende di quell'epoca magnifica
e feroce e, soprattutto, interpretare la profezia che ne ha decretato la
tragica fine. Che cosa può infatti aver determinato la scomparsa di un regno
così forte e opulento?
Esiste forse un legame tra Ben (soprannominato dai
boscimani Piccolo-uccello-del-Sole) e il sacerdote Huy Ben-Amon,
Grande-uccello-del-Sole? Il passato, inaspettatamente, si riflette nel
presente e dà vita a un complesso, affascinante gioco di specchi che Wilbur
Smith, qui alla sua prima avventura archeologica (anticipatrice dei romanzi
egizi), mette in scena con assoluta maestria.
▪ La mia recensione
Eccezion fatta per la saga egiziana di Taita, è la prima volta che leggo un
qualche libro di Wilbur Smith e devo ammettere che questo è davvero fantastico
e letteralmente diviso in due parti … e il bello e che ciascuna di esse, pur
essendo metà lavoro, è intrecciata con l'altra ma può essere letta
indipendentemente. Tanto per farvi capire un po', nella prima parte (faccio un
riepilogo veloce in modo da non rovinarvi la lettura ed il finale) un famoso
archeologo nano e storpio parte, nonostante il parere contrario del mondo
accademico, alla ricerca di una misteriosa civiltà fondata nel cuore
dell'Africa dai fenici. Ma, soprattutto, dovrà rispondere ad un mistero:
perché questa civiltà , sempre se esiste, è caduta nell'oblio della storia?
Nella seconda parte del romanzo, invece, rivivremo (duemila anni prima dai
fatti narrati nella prima parte) le vicissitudini del sacerdote Huy ben-Amon.
Con la trama mi fermo qui per non anticiparvi niente del legame che intercorre
tra i due protagonisti… anche se è facilmente intuibile!
Quello che è mi ha
affascinato di questa lettura è, oltre all'innovativa idea di dividerlo in
due, la bellissima (e a tratti davvero cinematografica) descrizione
dell'Africa e dei suoi popoli, boscimani in primis. Esistono pochi autori che,
partendo da uno spunto o da un semplice concetto, riescono a fare miracoli…
Wilbur Smith è uno di loro e non a caso è il mio autore preferito.
▪ Voto: ⭐⭐⭐⭐⭐ (5 su 5)
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