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"Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull'effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All'incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l'ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un'emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito". [Joël Dicker in "La verità sul caso Harry Quebert"]

domenica 3 settembre 2023

Sandro Bonvissuto: La gioia fa parecchio rumore

Sandro Bonvissuto: La gioia fa parecchio rumore

Formato: copertina flessibile
Pagine: 200
Editore: Einaudi (4 febbraio 2020)
ISBN-13: 978-8806217723

Data di acquisto: prestato
Letto dal 4 al 6 febbraio 2022

Sinossi
La gioia fa parecchio rumore è un romanzo tempestoso che ubbidisce a una sola regola: dire la vita con tutta l'energia che ci si ritrova addosso. C'è un io e c'è un noi: anzi, un 'noantri'. E c'è un bambino che impara a vivere dalle persone che gli stanno intorno: «gente che non si tiene niente nel cuore», allegra, chiassosa, abituata ad amare anche nei momenti più bui, e ad amare senza misura. Bonvissuto canta la Roma, ma canta soprattutto un amore assoluto, fulminante, che si accende nell'animo per trasformarlo. Mescolando alto e basso a ogni riga, divagazioni e scene formidabili, il nuovo libro di Bonvissuto parte come un trattatello filosofico sull'amore per diventare a poco a poco un romanzo corale di grande forza. A differenza di molte passioni, quella calcistica dura una vita intera e arde sempre, nel bene e soprattutto nel male: «Forse il calcio è l'unica cosa al mondo che è più bella quando la fanno gli altri, quelli con quella maglia però. Che comunque ce l'hanno solo in prestito, perché la maglia della Roma è la mia. Potrebbero anche averla rubata. E l'amore forse è questo: correre appresso a un ladro che ci ha rubato qualcosa». Attorno a questa fiamma si condensa un microcosmo di padri, nonni, zii, fratelli di fede giallorossa, una comunità vera e propria, allegra, sterminata, capace d'iniziarti alla vita. La condivisione delle sconfitte, il divano da cui tutta la famiglia «guarda» la radio, l'epica costruzione della bandiera da portare allo stadio insieme ai panini con la frittata, le trasferte su quel pulmino lentissimo che profuma di mandarini, e le partite, certo, viste con occhi bambini ancora allergici a date, nomi, tecnicismi, ma capaci di vedere pure l'invisibile. Poi c'è Barabba, che vive in una roulotte lungo la ferrovia: spetterà a lui svelare al bambino la quantità di universi concentrati in una sola maglia di calcio. La numero cinque. La indossa un brasiliano atipico, un centrocampista che arriva in punta di piedi e realizza il sogno proibito di tutti i tifosi, l'innominabile parola che inizia con la s…

"La vita non inizia quando uno nasce, la vita inizia nel momento in cui si comincia ad amare. Ma se si nasce solo nel momento in cui si comincia ad amare, al termine dei nostri giorni moriremo avendo vissuto meno di quello che ci è sembrato. Per questo sarebbe bello che ci fosse ancora altra vita dopo la morte. Anzi, a voler essere precisi, sarebbe addirittura giusto. E non è una protesta contro la morte, sia ben chiaro: parlare con la morte è una cosa sciocca e inutile, che si muoia dobbiamo metterlo in conto da subito; io personalmente l'ho già fatto. Me lo ha insegnato la mia famiglia, perché a questo serve una famiglia, e la mia, a me, ha insegnato tanto. Tutto ciò che doveva. Anche a non preoccuparmi della morte e a non parlare mai di lei senza che ce ne fosse motivo".

Voto: ⭐⭐⭐⭐⭐ (5 su 5)

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