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"Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull'effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All'incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l'ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un'emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito". [Joël Dicker in "La verità sul caso Harry Quebert"]

giovedì 16 novembre 2023

Stephen King: La bambina che amava Tom Gordon

Stephen King: La bambina che amava Tom Gordon

Titolo originale: The Girl Who Loved Tom Gordon
Formato: Kindle (368 KB)
Pagine: 185
Editore: Sperling & Kupfer (5 agosto 2014)
ASIN: B00M7IIW3A

Data di acquisto: 31 agosto 2014
Letto dal 16 al 19 ottobre 2018

Sinossi
La piccola Trisha, nove anni, ha commesso un'imprudenza: stanca di litigi famigliari perfino in gita sui monti Appalachi, ha imboccato un sentiero diverso, finendo per smarrirsi nella foresta. All'inizio l'aiutano l'istinto di conservazione e la provvidenziale saggezza dell'infanzia, ma soprattutto l'ascolto, nel suo walkman, delle partite dei Red Sox, la squadra di baseball dove gioca il mitico Tom Gordon, il suo eroe preferito. Poi, però, la sua fiducia comincia a calare: "qualcosa" la insegue e la spia tra gli alberi…

L'incipit del libro
Il mondo aveva i denti e in qualsiasi momento ti poteva morsicare. Questo Trisha McFarland scoprì a nove anni. Alle dieci di una mattina dei primi di giugno era sul sedile posteriore della Dodge Caravan di sua madre con addosso la sua maglietta blu dei Red Sox (quella che ha 36 GORDON sulla schiena) a giocare con Mona, la sua bambola. Alle dieci e mezzo era persa nel bosco. Alle undici cercava di non essere terrorizzata, cercava di non pensare: Questa è una cosa seria, questa è una cosa molto seria. Cercava di non pensare che certe volte a perdersi nel bosco ci si poteva fare anche molto male. Certe volte si moriva.

La mia recensione
"Trisha ripose il walkman nello zaino, ma prima di posare la testa sul braccio proteso indicò per un attimo il cielo, come faceva Gordon. E perché no? Qualcosa le aveva fatto superare la giornata a dispetto di tutti i suoi orrori. E puntando il dito, il qualcosa somigliava a Dio. Del resto non si poteva indicare la malasorte o il Subudibile".
Devo dire che questo romanzo mi ha molto deluso. La storia abbastanza semplice (una bambina piccola, l'unico personaggio di tutto il libro, si perde nel bosco ed è costretta a cavarsela da sola per sopravvivere), è molto lenta e a tratti lagnosa; anzi, per dirla tutta, l'intero romanzo, già dalla prima pagina, è solo una lunga ed asfissiante attesa dell'evolversi degli eventi.
Forse, il solo aspetto positivo del libro è che è scritto molto bene; e questa caratteristica riesce a prevalere, almeno in parte, sulla noia latente che pervade il romanzo e, soprattutto, sulle lunghe descrizioni delle fasi di gioco del baseball.
Piccola curiosità: anche questo romanzo è, in parte, collegato con la saga della "Torre Nera". Primo, l'essere che silenziosamente segue la piccola Trisha in tutto il suo vagare all'interno del bosco, alla fine scopriamo essere molto somigliante proprio allo Shardik che abbiamo già incontrato nel terzo volume (Terre desolate) della "Torre Nera". Secondo, c'è un evidentissimo richiamo (vengono chiamati proprio così!) ai famosi "Vettori" della stessa saga.
Voto: ⭐⭐ (2 su 5)

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