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"Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull'effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All'incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l'ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un'emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito". [Joël Dicker in "La verità sul caso Harry Quebert"]

domenica 5 novembre 2023

Donato Carrisi: L'ipotesi del male

Donato Carrisi: L'ipotesi del male. Mila Vasquez, vol. 2

Formato: Kindle (1541 KB)
Pagine: 432
Editore: Longanesi (29 aprile 2013)
ASIN: B00CBS5AQI

Data di acquisto: 27 febbraio 2015
Letto dal 23 al 27 agosto 2016

Sinossi
«Carrisi riesce a tenere la tensione pagina dopo pagina senza ricorrere alla violenza e al sangue, ma insinuando nel lettore il dubbio che ciò che legge potrebbe succedere davvero». Brunella Schisa su Il venerdì - la Repubblica
«Il thriller puro. Quello di Donato Carrisi è il thriller come dovrebbe essere: una caccia all'ultimo sangue contro il Male, pur consapevoli che quel male si annida dentro di noi…». La Stampa
Hai mai desiderato scomparire?
C'è una sensazione che tutti, prima o poi, abbiamo provato nella vita: il desiderio di sparire. Di fuggire da tutto. Di lasciarci ogni cosa alle spalle. Ma per alcuni non è solo un pensiero passeggero. Diviene un'ossessione che li divora e li inghiotte. Queste persone spariscono nel buio. Nessuno sa perché. Nessuno sa che fine fanno. E quasi tutti presto se ne dimenticano.
Mila Vasquez invece è circondata dai loro sguardi. Ogni volta che mette piede nell'ufficio persone scomparse, il Limbo, centinaia di occhi la fissano dalle pareti della stanza dei passi perduti, ricoperte di fotografie. Per lei, è impossibile dimenticare chi è svanito nel nulla. Anche perché la poliziotta ha i segni del buio sulla pelle, come fiori rossi che hanno radici nella sua anima. Forse per questo Mila è la migliore in ciò che fa: dare la caccia a quelli che il mondo ha dimenticato.
Ma se d'improvviso alcuni scomparsi tornassero con intenzioni oscure? Come una risacca, il buio restituisce prima gli oggetti di un'esistenza passata. E poi le persone. Sembrano identici a prima, questi scomparsi, ma il male li ha cambiati. Alla domanda su chi li ha presi, se ne aggiungono altre. Dove sono stati tutto questo tempo? E perché sono tornati? Mila capisce che per fermare l'armata delle ombre non servono gli indizi, non bastano le indagini.
Deve dare all'oscurità una forma, deve attribuirle un senso, deve formulare un'ipotesi convincente, solida, razionale… Un'ipotesi del male. Ma per verificarla non c'è che una soluzione: consegnarsi al buio.

L'incipit del libro
La stanza 13 dell'obitorio di Stato era il girone dei dormienti.
Si trovava al quarto e ultimo livello del sotterraneo, nel gelido inferno delle sale frigorifere. Il piano era riservato ai cadaveri senza identità. Di rado qualcuno chiedeva di visitarlo.
Ma quella notte era in arrivo un ospite.
Il custode lo attendeva davanti all'ascensore con il naso sollevato al soffitto. Osservava i numeri che apparivano uno alla volta sul quadro luminoso e scandivano la discesa della cabina, e intanto si domandava chi potesse essere l'inatteso visitatore. Ma, soprattutto, s'interrogava sul motivo per cui si era spinto fino a quel confine lontano dalle cose dei vivi.
Quando l'ultimo numero luminoso si accese, ci fu un lungo attimo di silenzio, poi le porte della cabina si spalancarono. Il custode osservò l'ospite, un uomo oltre la quarantina che indossava un completo blu scuro. E subito - come accadeva sempre a chi metteva piede per la prima volta laggiù - vide dipingersi lo stupore sul suo volto quando capì di non avere di fronte un ambiente rivestito da piastrelle bianche, illuminato da asettici neon, bensì pareti di colore verde e punti luce arancione. «La policromia blocca gli attacchi di panico» spiegò il custode, rispondendo a una tacita domanda. Quindi gli porse un camice azzurro. L'ospite non disse niente. Si preparò e, poco dopo, i due s'incamminarono.

La mia recensione
Ho iniziato la lettura di L'ipotesi del male senza prima aver letto Il suggeritore, di cui questo romanzo ne è il naturale prosieguo; eppure, nonostante i tanti rimandi e riferimenti alla figure del Suggeritore stesso (che qui ritorna ma come personaggio marginale), non ho incontrato grossi problemi nella sua lettura. Certo, quando si accenna ai fantasmi del passato di Mila Vasquez, non ho avuto la minima idea di cosa si stesse parlando… ma, di certo, non ne ho fatto un dramma!
L'agente di polizia Mila Vasquez lavora alla sezione denominata Limbo in cui si affrontano i casi di persone scomparse da così tanto tempo che nessuno (neanche la stampa e la TV) si interessa più a loro. Quando si ha a che fare con persone morte per omicidio si sa anche che c'è un colpevole; e con le persone scomparse da dieci o vent'anni come la mettiamo, visto che non sappiamo neanche se sono scomparse volontariamente, in seguito a rapimento o più semplicemente (si fa dire) sono stati vittime di un qualche incidente ed il loro eventuale cadavere non è mai stato identificato? Ecco, questo è il lavoro di Mila Vasquez: recuperare vecchie tracce e ritrovare persone ormai dimenticate da tutti!
I problemi per la nostra protagonista iniziano quando alcune di queste persone scomparse ricompaiono dopo vent'anni dalla loro sparizione… e il guaio è che, nel frattempo, questi individui sono completamente cambiati e son tornati solo per macchiarsi di orrendi delitti!
Mila sarà affiancata da Simon Berish, grande esperto in interrogatori ma con un grande fardello sulle spalle: molti anni prima egli stesso fu accusato, anche in mancanza di prove certe di colpevolezza, di aver fatto sparire nel nulla una testimone di giustizia. I due colleghi, tra lo scetticismo generale di tutto l'apparato poliziesco, inizieranno una sorta di caccia al tesoro per: 1. cercare di capire come hanno fatto a sparire quelle persone; 2. cosa unisce le loro sparizioni; 3. dove sono state in questi vent'anni; 4. perché sono ricomparse proprio ora e, soprattutto, 5. chi ha permesso tutto questo pandemonio?
Con la trama mi fermo qui… anche perché, se entro nei particolari rischio davvero di fare spoiler.
Questo romanzo non è il solito thriller (in cui basta rimettere insieme i pezzi del puzzle per arrivare alla soluzione del caso) ma è molto più inquietante; inoltre, come in altri lavori di Donato Carrisi che ho letto, ci consente di entrare nella mente umana… solo per accorgerci che il confine tra ciò che è bene e ciò che è male è davvero esile ed effimero, e basta un nonnulla per farlo cadere!
Le ambientazioni in cui si muove la protagonista insieme al suo partner sono claustrofobiche e davvero suggestive: tanto per fare un esempio, anche un innocuo parco giochi per bambini qui diventa un luogo assolutamente da evitare!
Discorso a parte meritano i due eroi della storia, perché (ed è la prima volta che mi succede) non mi son piaciuti per niente, e quasi quasi cominciavano anche a starmi antipatici! Partiamo dal coprotagonista Simon Berish: in tutto il libro viene descritto come un poliziotto ingiustamente accusato di un fatto di sparizione avvenuto quasi vent'anni prima. Ok, posso anche capire che ti hanno accusato senza neanche uno straccio di prova che ti inchiodi… ma, santiddio, perché passare vent'anni della propria vita senza un pur minimo tentativo di discolparsi? Passiamo a Mila Vasquez: non avendo letto Il suggeritore non conosco cosa gli sia accaduto in quel contesto e che traumi gli abbia lasciato, tuttavia… era proprio necessario isolarsi in uno squallido ufficio situato in un uno squallido corridoio e comportarsi in modo squallido, insopportabile e a tratti menefreghista verso il resto del mondo?
Voto: ⭐⭐⭐⭐ (4 su 5)

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