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"Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull'effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All'incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l'ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un'emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito". [Joël Dicker in "La verità sul caso Harry Quebert"]

venerdì 29 dicembre 2023

Jeffery Deaver: La figlia sbagliata

Jeffery Deaver: La figlia sbagliata

Titolo originale: Speaking In Tongues
Formato: copertina rigida
Pagine: 358
Editore: Rizzoli (20 ottobre 2010)
ISBN: 9788817043700

Data di acquisto: 5 marzo 2017
Letto dal 6 all'8 giugno 2018

Sinossi
Megan Collier è una ragazzina "difficile": timida, solitaria, piena di rabbia. Rabbia soprattutto nei confronti dei genitori, Bett e Tate, divorziati da poco e troppo presi da se stessi per accorgersi di lei. Fortuna che ora c'è il dottor Peters, il suo nuovo psicanalista. Gli sono bastate poche sedute per stregare Megan: con il suo sguardo magnetico e la voce ferma e suadente, è il solo che riesca a far crollare le barriere della ragazza. Finché un giorno, all'improvviso, Megan scompare. Adesso i suoi genitori dovranno per forza accorgersi di quella figlia che non si erano mai preoccupati di conoscere, e che forse ha voluto fuggire proprio da loro.
Ma Megan non è scappata: ben presto, infatti, dietro la sua sparizione si profila una lucida trama di ricatto e vendetta, ordita da qualcuno in grado di tenere in scacco Megan, e abilissimo a scavare nel passato della famiglia Collier. Se vogliono salvare la figlia, e scoprire chi li ricatta e perché, Tate e la sua ex moglie dovranno scendere negli inferi del proprio passato, camminando loro stessi, insieme al misterioso ricattatore, in bilico sul sottile confine tra realtà e follia.

La mia recensione
"Lui aveva perso suo figlio, Tate Collier avrebbe perso sua figlia. Una specie di catarsi, una specie di giustizia, una specie di vendetta…".
La figlia sbagliata, datato 2000, è uno dei primi romanzi di Jeffery Deaver, il futuro creatore della bellissima saga di Lincoln Rhyme. E che Deaver sia ancora "alle prime armi" si nota eccome: trama non molto complicata e situazioni al limite del ridicolo (addirittura con alcuni personaggi raggirati abbastanza ingenuamente, tanto che ti sorge il dubbio sul loro equilibrio mentale). Eppure, tutte le qualità che, in seguito, apprezzeremo nei libri con protagonista Rhyme ci sono già tutte: capovolgimenti di fronte, protagonisti che nascondono più di uno scheletro nell'armadio e "cattivi" che ti portano quasi a dubitare di essere davvero loro i "cattivi".
Trama davvero ben costruita: la figlia di una coppia di divorziati viene rapita da non si sa chi e per quale motivo e, per giunta, con tutti i vari personaggi coinvolti (genitori, amiche, parenti, psichiatri e forze dell'ordine) continuamente spiazzati e depistati. Con queste basi, durante la lettura, Deaver ci porta a fare innumerevoli ipotesi e congetture sull'identità del rapitore (e sui motivi del suo gesto)… e invece, strada facendo, tutto ciò che abbiamo ipotizzato cade giù come un castello di carte sino all'incredibile verità e allo spettacolare epilogo finale.
📌 Voto: ⭐⭐⭐⭐ (4 su 5)

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