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"Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull'effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All'incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l'ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un'emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito". [Joël Dicker in "La verità sul caso Harry Quebert"]

venerdì 29 dicembre 2023

Claudio Fava: Mar del Plata

Claudio Fava: Mar del Plata

Formato: Kindle (404 KB)
Pagine: 90
Editore: ADD Editore (27 agosto 2013)
ASIN: B00ET5QIV2

Data di acquisto: 19 giugno 2014
Letto dal - al 29 giugno 2014

Sinossi
Il primo è Javier, ripescato dalle acque del Rio della Piata con le mani legate dietro la schiena da due giri di fil di ferro. Il Turco e Mariano li ritrovano dentro una macchina scassata ai margini della Carretera Norte, con un buco nella nuca grosso come una noce. Poi tocca agli altri: Otilio, il trequarti alto e largo come un armadio; Mariano che ha le mani grandi come le pale di un mulino; Gustavo, sedici anni, leggero come una crosta di pane…
Siamo in Argentina, nel 1978, e da due anni comandano i militari. Comandano, minacciano, ammazzano: a modo loro si divertono. Ma qualcosa ha acceso la loro rabbia nei confronti di questi ragazzi, colpevoli solo di saper giocare a rugby con la squadra di Mar del Piata. Qualcosa di inconfessabile, il senso di una sfida che il romanzo ci svela una pagina per volta, e che alla fine metterà simbolicamente in ginocchio l'ottusa arroganza di quel regime di assassini.

L'incipit del libro
Il ragazzo magro con la maglietta rossa tuffò le braccia in avanti, il palmo delle mani verso l'alto come un penitente. Afferrò il pallone, se lo portò al petto e partì verso l'altra parte del campo inseguito da uno tracagnotto e lento come un mulo che cercava invano di lazzariargli i calzoncini, i polpacci, le caviglie… Alla fine lo mandò a farsi fottere mentre lo smilzo se ne andava via con la faccia stracangiata da una specie di risata. Arrivò sulla linea di fondocampo, diede un morso alla palla e la lasciò cadere a terra come una cosa improvvisamente inutile: era il suo modo di dire che si sentiva sazio.
Quattro punti che chiudevano una partita senza misericordia, sei mete di distacco, i picciotti del Corrientes se ne potevano tornare a casa con le corna basse a raccontare come giocano a rugby quelli di Mar del Plata, come si pennellano certi drop che tagliano il cielo senza uno sbavo, senza virgole, il pallone conficcato in mezzo all'aria che pare un bullone, i trequarti che ti aprono la strada spazzando il campo e tu che te ne vai, la palla al petto, dritto come un treno, come una maledizione, come…

La mia (brevissima) recensione
"Perché alla fine poco importa che quei ragazzi fossero argentini o siciliani. Importa come vissero. E come seppero dire di no".
Si parla di rugby; si parla di vittorie e di sconfitte. Ma si parla, soprattutto, del periodo buio della recente storia argentina. Claudio Fava ci ha regalato un ottimo libro che andrebbe letto nelle scuole.
📌 Voto: ⭐⭐⭐⭐⭐ (5 su 5)

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