Massimiliano Cassone: Quattro sbarre nell'anima
Formato: copertina flessibile
Pagine: 144 pagine
Editore: ArgoMenti Edizioni (2016)
ISBN-13: 978-8894173208
Data di acquisto: 9 dicembre 2016
Letto dal 14 al 16 dicembre 2016
◾ Sinossi
Quattro sbarre nell'anima, la vita di un boss vista da Massimiliano Cassone. Protagonista del romanzo è un immaginario boss della Scu, Martino. Un fine pena mai. Il carcere a vita, per una serie di omicidi.
"Nessuno si faccia influenzare da quello che scrivo sull'amore perché, quando ho ammazzato, l'ho fatto in modo convinto. Sono un assassino". È quanto gli fa dire l'autore che, attraverso il racconto della sua vita da malavitoso, offre lo spaccato di una realtà cruenta e violenta, quella delle associazioni criminali di stampo mafioso, vista con gli occhi di uno dei suoi protagonisti. Chiuso in cella, "appeso ad un filo di malinconia pronto a spezzarsi sotto il peso dei ricordi", Martino ripercorre la sua vita in un lungo flashback in cui si alternano momenti di violenza inaudita ad altri di una tenerezza sconfinata, in cui rammenta gli affetti più cari.
Con questo romanzo, il terzo dal suo esordio, Massimiliano Cassone tocca alcuni temi scottanti: il carcere come rieducazione, la possibilità di riscatto per le vite sbagliate, i pentiti e le riduzioni di pena. Lo fa con la sua penna delicata e poetica, suggerendo che c'è sempre una possibilità di rinascita, anche quando un lieto fine non sembra possibile, né giusto.
◾ L'incipit del libro
C'è il sole oggi. Lo guardo, fuori da questa finestra, chiudo gli occhi, vedo tutto rosso, sfocato; poi li riapro, il passato si ripresenta implacabile e limpido di fronte a me.
Sono solo ormai. Il bianco sporco e gli angoli ingialliti del muro mi riportano indietro di trentacinque anni. Rivedo mia madre e mio padre, la nostra casetta ed io che, appena sveglio, gioco con mio fratello; riecheggiano in me parole mai dimenticate, pronunciate in tono impaurito e dimesso, parole che ascoltavo ogni fine mese e che sapevano di disperazione, la disperazione di una famiglia povera, di genitori che si privavano dell'essenziale per far vivere bene i propri figli. Erano grandi i miei genitori… "Intra a quarche manera facimu, tranquilla Maria, nci la facimu puru sta fiata".
Un ritornello, questo, che mi ha mangiato la coscienza, torturato la memoria e deturpato il cervello.
Fa bene ricordare e non avere paura dei mostri creatisi strada facendo; fa bene anche se fa male, mai sottrarsi, mai! Come vetro tagliente, ogni singolo attimo ricordato sfregia l'anima, però bisogna ricordare.
"La mafia è un mare di merda, ci si affoga dentro, convinti di sedere sul trono del rispetto, ed intanto vola via la vita con quello che di più bello può regalare".
Libro che mi ha conquistato sin dalla prima pagina e che consiglio un po' a tutti per il tema trattato: la Sacra Corona Unita ed il mondo malavitoso in generale. Ma si parla anche, e soprattutto, di perdono, di redenzione e di sentimenti forti…
Tutto ruota intorno a Martino, che già da bambino deve scontrarsi con una cruda realtà : la sua povertà che gli viene costantemente sbattuta in faccia da chi ha avuto la fortuna di nascere in una famiglia benestante o facoltosa. Lui si ribella… ma, purtroppo, nel peggiore dei modi: insieme ai suoi pochi amici di sempre (e che non gli hanno mai fatto pesare la sua povertà assoluta), comincia una lenta, ma inesorabile e violenta, discesa negli inferi della malavita salentina e, dopo le prime rapine ed il primo omicidio, entra a far parte della Scu dove, in pochi anni, ne scalerà tutti i gradini della scala gerarchica sino a diventarne l'incontrastato capo assoluto… ma quel giorno lui sarà già in carcere!
Il maestro, questo il suo soprannome, schiacciato dal peso delle sue responsabilità di uomo e di mafioso, rinchiuso in cella scrive una lettera al figlio che non ha mai visto crescere. Lettera che sarà anche una sorta di crudo bilancio della sua vita tormentata.
Quattro sbarre nell'anima è la storia di un uomo spietato ma che non ha mai tradito i suoi amici (pochi) ed i suoi affetti più cari (pochissimi) e che, senza se e senza ma, ammette di aver meritato la condanna al fine pena mai, il carcere a vita; ed è la storia di come, quello stesso uomo, riesca, guardando nel buio più assoluto della sua anima, a trovare un piccolo barlume di luce (qui rappresentati dalla voglia di laurearsi in carcere e dall'amore platonico ed impossibile per la sua professoressa di filosofia).
📌 Voto: ⭐⭐⭐⭐⭐ (5 su 5)
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