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"Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull'effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All'incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l'ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un'emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito". [Joël Dicker in "La verità sul caso Harry Quebert"]

martedì 23 gennaio 2024

Umberto Eco: Il nome della rosa

Umberto Eco: Il nome della rosa

Formato: Kindle (1963 KB)
Pagine: 619
Editore: Bompiani (11 gennaio 2012)
ASIN: B007CGGYVE

Data di acquisto: 27 ottobre 2012
Letto dal 19 al 31 marzo 2016

Sinossi
Ultima settimana del novembre 1327. Il novizio Adso da Melk accompagna in un'abbazia dell'alta Italia frate Guglielmo da Baskerville, incaricato di una sottile e imprecisa missione diplomatica. Ex inquisitore, amico di Guglielmo di Occam e di Marsilio da Padova, frate Guglielmo si trova a dover dipanare una serie di misteriosi delitti (sette in sette giorni, perpetrati nel chiuso della cinta abbaziale) che insanguinano una biblioteca labirintica e inaccessibile. Per risolvere il caso, Guglielmo dovrà decifrare indizi di ogni genere, dal comportamento dei santi a quello degli eretici, dalle scritture negromantiche al linguaggio delle erbe, da manoscritti in lingue ignote alle mosse diplomatiche degli uomini di potere. La soluzione arriverà, forse troppo tardi, in termini di giorni, forse troppo presto, in termini di secoli…

L'incipit del libro
In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Questo era in principio presso Dio e compito del monaco fedele sarebbe ripetere ogni giorno con salmodiante umiltà l'unico immodificabile evento di cui si possa asserire l'incontrovertibile verità. Ma videmus nunc per speculum et in aenigmate e la verità, prima che faccia a faccia, si manifesta a tratti (ahi, quanto illeggibili) nell'errore del mondo, così che dobbiamo compitarne i fedeli segnacoli, anche là dove ci appaiono oscuri e quasi intessuti di una volontà del tutto intesa al male.
Giunto al finire della mia vita di peccatore, mentre canuto senesco come il mondo, nell'attesa di perdermi nell'abisso senza fondo della divinità silenziosa e deserta, partecipando della luce inconversevole delle intelligenze angeliche, trattenuto ormai col mio corpo greve e malato in questa cella del caro monastero di Melk, mi accingo a lasciare su questo vello testimonianza degli eventi mirabili e tremendi a cui in gioventù mi accadde di assistere, ripetendo verbatim quanto vidi e udii, senza azzardarmi a trarne un disegno, come a lasciare a coloro che verranno (se l'Anticristo non li precederà) segni di segni, perché su di essi si eserciti la preghiera della decifrazione.

La mia recensione
Ho letto questo libro per la quarta volta negli ultimi vent'anni… ed è sempre come se fosse la prima! Io che amo i libri tutta azione, sono stato letteralmente rapito da questo romanzo in cui l'azione è pari a zero, ma si lavora parecchio di intuito ed ingegno.
In un primo momento il libro ti incita ad investigare accanto ai due protagonisti nella ricerca del colpevole degli efferati delitti commessi nell'abbazia; ma ben presto (tanto si capisce quasi subito chi è il responsabile delle oscure trame) ti obbliga, come se tu ti trovassi davvero insieme a Guglielmo e Adso, in una disperata ricerca del libro maledetto… E non mi nascondo nel dire che, ad un certo punto, ho avvertito davvero la necessità di accelerare la lettura, come se anch'io stessi partecipando alla corsa contro il tempo per salvare qualche libro della biblioteca in fiamme!
Il nome della rosa, il romanzo più famoso di Umberto Eco, è un libro che si può leggere tranquillamente in una settimana, ma a causa di alcuni passaggi poco chiari (e spesso infarciti di interi periodi scritti completamente in latino), ho impiegato esattamente il doppio del tempo… sia perché quando incontravo le frasi in latino ho avuto l'accortezza di ricorrere alla traduzione per capirne meglio il significato (invece altri miei amici e conoscenti hanno completamente saltato questi paragrafi), e sia perché in presenza di discussioni filosofiche e storiche (specie i dialoghi tra Guglielmo ed Ubertino) ho preferito fermare la lettura per documentarmi meglio (e qui è doveroso un ringraziamento a Google e Wikipedia) su quanto stavo leggendo nel libro. Insomma, leggere Il nome della rosa è come essere catapultati direttamente nel Medioevo (e leggendo le note finali di Umberto Eco, capisci che questo era proprio il suo scopo): periodo di grandi scoperte e grandi personaggi ma anche periodo di grandi dispute ed incomprensioni religiose… ed il mondo contemporaneo ne sta ancora pagando le conseguenze!
📌 Voto: ⭐⭐⭐⭐⭐ (5 su 5)

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