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"Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull'effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All'incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l'ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un'emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito". [Joël Dicker in "La verità sul caso Harry Quebert"]

mercoledì 30 agosto 2023

Jacques Serguine: Crudele Zelanda

Jacques Serguine: Crudele Zelanda

Titolo originale: Cruelle Zélande
Formato: copertina flessibile (ma da me convertito in pdf per poterne ingrandire il font)
Pagine: 194
Editore: Sperling & Kupfer (1 dicembre 1994)
ISBN-13: 978-8878244382

Data di acquisto: 16 agosto 2023
Letto dal 27 al 30 agosto 2023

Sinossi
Stella MacLeod, moglie puritana di un ufficiale inglese dell'epoca vittoriana, accompagna il marito in Nuova Zelanda. Appena sbarcati, vengono attaccati da una tribù Maori e la giovane si vede presto iniziata contro la sua volontà ai costumi degli uomini e delle donne della tribù. Ignari di qualsiasi frustrazione sessuale, i selvaggi la trasformeranno in ostaggio dell'amore e le riveleranno la sua natura voluttuosa.
Cruel Zeeland, il racconto della scoperta dei piaceri sessuali e del godimento sfrenato da parte di una giovane donna puritana, è diventato un classico della letteratura erotica.

L'incipit del libro
"La forma più diffusa di felicità consiste nell'ignorare di non essere felici". Io e Frank ci eravamo sposati nell'anno dell'Incoronazione, nel 1837. Durante i pochi anni successivi, siamo rimasti in Inghilterra, a Londra, a Bath, o nella piccola proprietà scozzese dei McLeod, i genitori di Frank, e non mi è mai parso di essere molto infelice. Neppure molto felice, d'altronde. Ma viviamo nella convinzione che per tutti sia così, per tutte le persone che conosciamo, e a maggior ragione per quelle che non conosciamo.
Frank mi è riuscito molto sgradevole solo una volta. Parlo, è ovvio, di come si concluse il giorno del nostro matrimonio. Malgrado tutto, mi avevano sufficientemente informata su ciò che gli uomini fanno alle donne. Ne parlavano certe mie amiche, più o meno allusivamente, a volte con crudezza, quando stavo in collegio, e anche mia madre aveva ritenuto opportuno affrontare l'argomento, nell'imminenza di quella miserabile notte in cui mi sono ritrovata sola con Frank. Per questo motivo la cosa non mi ha particolarmente stupita. Ma non mi è piaciuta affatto. Davvero (Definitely) benché si sia stati informati con ogni cura, non si riesce a immaginare quei gesti, quella sensazione, l'improvviso grugnito di un uomo.

La mia (brevissima) recensione
"Capivo che a ogni mio passo, ora avrei avuto la consapevolezza di toccare, o in certo senso di accarezzare, questa completa nudità del mio sesso, assieme a quella delle mie cosce, e sapendo benissimo che questo contatto, questa coscienza, mi avrebbe fatta quasi svenire".
"Crudele Zelanda", datato 1978, è un racconto erotico lungo del francese Jacques Serguine, vero e proprio rito di "iniziazione" alla vita ed all'eros (ma anche, e soprattutto, alla scoperta del proprio corpo) da parte di Stella, una nobildonna inglese dell'epoca vittoriana (infatti, siamo nella prima metà del 1800), moglie di un rude ufficiale dell'esercito di Sua Maestà.
Stella, una volta catturata dai Maori, "appartiene" a tutta la comunità aborigena e tutti (uomini, donne, bambini e bambine) possono disporre di lei e del suo corpo. Ma allo stesso tempo, come lei stessa capirà quasi subito, tutti "appartengono" a lei.
Bel racconto, infarcito di descrizioni nude e crude (letteralmente) sui rapporti sessuali all'interno della comunità Maori e come il sesso venga visto e percepito con i loro occhi: non come atto sessuale vero e proprio (cosa di cui noi occidentali ancora adesso, ritenendolo argomento tabù, ci vergogniamo a parlarne in pubblico) ma, più che altro, come atto di condivisione (di tutto, quindi anche del proprio corpo) e di unità della stessa comunità.
Voto: ⭐⭐⭐⭐ (4 su 5)

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