--- BLOG IN ALLESTIMENTO ---
Benvenuti in questo spazio in cui sto raccogliendo la mia collezione di libri
▶ Questo blog è facilmente raggiungibile anche da www.lastanzadiantonio.com
"Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull'effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All'incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l'ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un'emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito". [Joël Dicker in "La verità sul caso Harry Quebert"]

giovedì 21 marzo 2024

Glenn Cooper: Il tempo del diavolo

Glenn Cooper: Il tempo del diavolo

Titolo originale: The Jaws of the Final Beast
Formato: Kindle (1.309 KB)
Pagine: 350
Editore: Casa Editrice Nord (21 giugno 2021)
ASIN: B094NB7Q8W

Data di acquisto: prenotazione del 14 maggio 2021
Letto dal 21 al 28 dicembre 2021

Sinossi
«Uno degli scrittori più amati dai lettori italiani». La Repubblica
Possono due bambine custodire il segreto della vita?
Dalla finestra della sua nuova casa per le vacanze, Jesper Andreason guarda il mare nero lambire la costa della Calabria. La moglie e le due figlie dormono, e lui pensa a quanto gli mancheranno domani, quando dovrà rientrare negli Stati Uniti per un impegno di lavoro. Ma Jesper non arriverà mai in aeroporto. La mattina dopo, i domestici trovano la villa deserta. Non ci sono segni di effrazione e non è stato rubato niente. Nemmeno le ingenti risorse messe a disposizione dal nonno, il miliardario Mikkel Andreason, riescono ad aiutare le autorità a fare luce sul mistero. L'intera famiglia è svanita nel nulla.
Quattro anni dopo, all'improvviso, le sorelle Andreason ricompaiono in quella stessa villa. Gli ingressi non sono stati forzati, le finestre sono chiuse dall'interno e le bambine non hanno nessun ricordo di cosa sia successo. Ma non è solo questo a sconvolgere Mikkel, bensì un altro fatto, ancora più inquietante: le nipotine non sono cresciute di un giorno. Per loro, il tempo non è passato. Nel giro di poche ore, la notizia fa il giro del mondo e si scatenano le teorie più audaci. Qualcuno sostiene si tratti di un miracolo, altri che sia una maledizione, soprattutto dopo la scoperta che entrambe le bambine sono affette dalla stessa forma di leucemia. Nessuno può immaginare che la verità, forgiata nel fuoco e nel sangue, si nasconda là dove la nostra speranza più ardita incontra la nostra paura più profonda…

L'incipit del libro
Villa Shibui.
Nessuno da quelle parti conosceva il significato del terrmine «shibui». Leggendo la targa sul cancello, quasi tutti gli abitanti di Filarete pensavano che i proprietari della villa, che erano americani, avessero fatto pasticcio con le lingue. Pochi sapevano che la moglie era italiana, ancora meno che Elena era nata in Calabria, ed erano gli unici a smentire quelle teorie.
Jesper ed Elena Andreason avevano comprato la villa tre anni prima, quando Victoria aveva due anni ed Elizabeth cinque. All'epoca, era nota come Villa del Mare, un nome scialbo che le era rimasto appiccicato addosso dal XIX secolo. I proprietari precedenti l'avevano assai trascurata, infatti era ridotta a un rudere, ma Jesper ed Elena avevano guardato oltre, riconoscendone la struttura solida, i fini dettagli d'epoca e la posizione invidiabile, su un promontorio con una spettacolare vista sul mare. Ciononostante Elena era restia a sobbarcarsi un tale, mastodontico impegno, soprattutto perché avrebbe dovuto coordinare i lavori di ristrutturazione da ottomila chilometri di distanza. Jesper però era entusiasta, come suo solito, e aveva convinto Elena che la villa sarebbe diventata un gioiello. Per assicurarsene, aveva allocato un budget pressoché infinito, assunto un famoso architetto milanese e la migliore impresa edile di Catanzaro. Il design degli interni, l'aveva affidato a Leonora, la madre di Elena, che era un'artista. Lei e il marito vivevano lì vicino, sulla costa, altro argomento a favore dell'acquisto. Anni prima, quando, con un gesto un po' vecchio stile, Jesper aveva chiesto al padre di Elena la mano della figlia, aveva anche promesso che un giorno avrebbero comprato una casa vacanze in Calabria, in modo che i futuri suoceri avessero tutto il tempo di godersi i nipoti. E così Leonora aveva impiantato il gusto semplice e moderno di Jesper nelle radici mediterranee della casa, dando vita a un ensemble unico, al tempo stesso minimalista e solare.
La prima volta in cui Jesper era andato a vedere il progetto finito, era caduto in ginocchio e aveva chinato il capo di fronte a Leonora.
«Ti piace?» aveva chiesto lei, ridendo.
«No, la adoro. Sei un genio».
«Ho mantenuto uno stile europeo, tuttavia mi sono lasciata ispirare da un concetto giapponese. Credo che il risultato sia molto shibui».
«Che?»

La mia (brevissima) recensione
"C'erano un sacco di motivi per essere infuriati, ma la morte era la prima della lista. Che cosa assurda. Ce la metti tutta, lotti con le unghie e coi denti per farti strada, sopravvivi alle umiliazioni dell'infanzia e dell'adolescenza, superi le sfide imposte dal mondo del lavoro, ti destreggi in una ragnatela di relazioni e poi questo: ti riduci a un insieme di tessuti freddi".
Il titolo è completamente fuorviante. Il romanzo è soltanto un thriller (un ottimo thriller, ma dalla trama non proprio originale): non c'è nessun diavolo, non c'è nessun ricorso al paranormale e, nonostante l'inizio lo lasci credere, non c'è alcun incontro (o contatto) con gli alieni. Sarebbe stato meglio lasciare la traduzione del titolo originale: Le fauci dell'ultima bestia.
📌 Voto: ⭐⭐⭐ (3 su 5)

Nessun commento:

Posta un commento