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"Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull'effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All'incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l'ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un'emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito". [Joël Dicker in "La verità sul caso Harry Quebert"]

sabato 23 marzo 2024

Alan Friedman: Questa non è l'Italia

Alan Friedman: Questa non è l'Italia. Storie segrete e verità shock dietro il nuovo volto del nostro Paese

Formato: copertina rigida
Pagine: 311
Editore: Newton Compton (9 settembre 2019)
ISBN-13: 9788822733801

Data di acquisto: prenotazione dell'8 settembre 2019
Letto dal 12 al 19 ottobre 2019

Sinossi
Con un taglio saggistico-narrativo Alan Friedman ci racconta in tempo reale quali sono i maggiori cambiamenti cui sta andando incontro il nostro Paese. L'autore ci guida attraverso i temi caldi del momento per districarci tra le innumerevoli informazioni da cui ogni giorno veniamo raggiunti, separando il grano dal loglio. La situazione attuale è molto critica e tante sono le questioni su cui riflettere o interrogarsi. L'immigrazione è veramente un'emergenza nazionale? Le regole della moneta unica possono essere realmente riviste? Il nostro sistema bancario è solido? Quanto è affilata la spada di Damocle del nostro debito pubblico? Rischiamo un'altra crisi? Nella sua lucida analisi, Friedman non ferma il proprio sguardo all'interno dei confini dello Stivale, ma si spinge oltre, guardando al futuro dell'Europa, alle mutevoli dinamiche geopolitiche e alle travagliate relazioni tra l'Europa e la Russia, la Cina e gli Stati Uniti di Donald Trump. E le conclusioni potrebbero essere sorprendenti.
Un'analisi a tutto tondo del nostro Paese dove, come è successo con Ammazziamo il Gattopardo, l'autore è capace di mettere a fuoco le questioni che più stanno a cuore ai lettori, dando risposte semplici e chiare. Senza lasciare spazio a inutili catastrofismi, perché le ricette ci sono e basta solo seguirle.

L'incipit del libro
«Mario Draghi sta facendo gli scatoloni».
Con un piccolo sforzo di fantasia e un pizzico di immaginazione non è difficile vederlo. Provate a figurarvelo, quest'uomo di settantadue anni, posato e dal fisico asciutto, dotato di un'intelligenza acuta e un carattere schivo, impeccabile nel suo completo a righe abbinato a camicia bianca e cravatta scura.
Immaginate che oggi sia il 31 ottobre 2019, l'ultimo giorno del mandato di Draghi come presidente della Banca Centrale Europea. Provate a figurarvelo lì, ora, in piedi, nel suo ufficio.
Quali saranno i suoi pensieri, mentre si prepara a lasciare il luogo in cui ha passato buona parte dell'ultimo decennio? Quante battaglie! Quante crisi! Quanti momenti di tensione drammatici ai vertici dell'economia europea e mondiale, fianco a fianco con i più grandi leader del pianeta. Mario Draghi, immancabilmente presente sul palcoscenico globale a ogni G7 e G20, a ogni summit europeo.
Il Presidente Draghi. La personalità più importante dell'unione monetaria, il vero, autentico custode dell'euro, odiato dai populisti, rispettato e temuto dal mondo finanziario, l'uomo che per lunghi anni ha spostato i mercati dall'epicentro della valuta unica. Colui che ha avuto il potere di decidere quanto denaro stampare, fissare i tassi d'interesse, influenzare i mutui e gli interessi bancari per più di 340 milioni di cittadini e aziende di ben 19 diverse nazioni.
Cosa passa per la testa di questo navigato banchiere mentre sta per lasciarsi tutto alle spalle? Mentre contempla il suo ufficio di Francoforte per l'ultimissima volta?

La mia recensione
"Il vocabolario della politica è diventato più volgare che mai, e sembra che non importi a nessuno".
Per principio evito tutti i saggi che pretendono di rivelare chissà quali fatti segreti, ma per il dottor Alan Friedman ho sempre fatto un'eccezione. Mi piace come scrive e come si presenta in TV: competente e garbato (per far prevalere le sue idee non ha mai fatto ricorso agli insulti ed ai toni accesi) e lontano anni luce da un certo modo becero di fare giornalismo.
A mio avviso, questo libro è la prosecuzione naturale di Dieci cose da sapere sull'economia italiana prima che sia troppo tardi: con il bellissimo Dieci cose da sapere… ci eravamo lasciati nell'imminenza delle elezioni politiche del 4 marzo 2018; Questa non è l'Italia, invece, riprende un po' il discorso lasciato in sospeso (si doveva ancora votare), ed analizza scrupolosamente, e con un occhio molto critico, l'operato (o i danni, a seconda dei punti di vista) del governo giallo-verde scaturito a seguito dei risultati elettorali.
Friedman non ha peli sulla lingua, la sua penna è implacabile e ne ha davvero per tutti: per i due partiti al governo, per Giuseppe Conte, per Paolo Savona, per Steve Bannon, per i tanti oscuri "menestrelli e burattini" (io li definisco così) che gravitano nell'orbita dei partiti di governo, per Trump e Putin e, dulcis in fundo, per i due leader della coalizione giallo-verde: Di Maio e Salvini. Il giudizio di Friedman è inflessibile: il governo è da bocciare e, allo stesso tempo, l'opposizione si deve svegliare. Punto!
Quello che mi è maggiormente piaciuto di questo libro molto appassionante non è tanto l'analisi politica in sé, ma di cosa ha discusso lo stesso Friedman andando in giro per l'Italia e l'Europa e, soprattutto, cosa succede (e chi muove i fili) del "dietro le quinte" della stanza dei bottoni. Anzi, delle stanze dei bottoni a Roma, a Washington ed a Mosca! Altro punto a favore del lavoro certosino dell'autore è stato il rendere accessibile a tutti alcuni temi solitamente ostici alla maggior parte di noi… un esempio su tutti è l'economia esaminata dal punto di vista di chi sta al governo e, viceversa, cosa si dovrebbe fare, secondo Friedman, perché l'italico Stivale abbia uno scatto d'orgoglio.
Questa non è l'Italia è stato una sorta di instant book… ed infatti, nei giorni della sua pubblicazione il governo Conte cambiava colore: da giallo-verde a giallo-rosso, con il Partito Democratico (insieme ad altre forze di Centrosinistra) che prendeva il posto della Lega. E questo è stato l'unico, ma assolutamente perdonabile, limite del lavoro di Alan Friedman.
Chiudo, infine, con una mia considerazione… anche se, come mi è parso di capire mentre proseguivo nella lettura del libro, potrebbe essere la stessa di Friedman: per il Centrosinistra è giunta l'ora di darsi una mossa… per la stessa coalizione e per l'Italia intera. Non è più tempo di litigi interni, ora è il tempo della responsabilità e dell'orgoglio di appartenere ad una comunità di responsabili. E, a tal proposito, faccio una domanda al dottor Friedman: solo io credo ancora nel primissimo progetto (quello "ulivista ed europeista") del Partito Democratico come aggregatore di un Centrosinistra unito e al governo? Non a caso, conservo ancora l'attestato di socio fondatore del PD.
📌 Voto: ⭐⭐⭐⭐⭐ (5 su 5)

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