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"Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull'effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All'incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l'ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un'emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito". [Joël Dicker in "La verità sul caso Harry Quebert"]

mercoledì 6 marzo 2024

Philip Roth: Pastorale americana

Philip Roth: Pastorale americana. Nathan Zuckerman, vol. 6

Titolo originale: American Pastoral
Formato: ePub (691.8 KB)
Pagine: 508
Editore: Einaudi (27 novembre 2012)
ASIN: B00AK0ZS48

Data di acquisto: 2 febbraio 2024
Letto dal 19 febbraio al 6 marzo 2024

Sinossi
Seymour Levov è un ricco americano di successo: al liceo lo chiamano «lo Svedese». Ciò che pare attenderlo negli anni Cinquanta è una vita di successi professionali e gioie familiari. Finché le contraddizioni del conflitto in Vietnam non coinvolgono anche lui e l'adorata figlia Merry, decisa a portare la guerra in casa, letteralmente. Un libro sull'amore e sull'odio per l'America, sul desiderio di appartenere a un sogno di pace, prosperità e ordine, sul rifiuto dell'ipocrisia e della falsità celate in quello stesso sogno.

L'incipit del libro
Lo Svedese. Negli anni della guerra, quando ero ancora alle elementari, questo era un nome magico nel nostro quartiere di Newark, anche per gli adulti della generazione successiva a quella del vecchio ghetto cittadino di Prince Street che non erano ancora così perfettamente americanizzati da restare a bocca aperta davanti alla bravura di un atleta del liceo. Era magico il nome, come l'eccezionalità del viso. Dei pochi studenti ebrei di pelle chiara presenti nel nostro liceo pubblico prevalentemente ebraico, nessuno aveva nulla che somigliasse anche lontanamente alla mascella quadrata e all'inerte maschera vichinga di questo biondino dagli occhi celesti spuntato nella nostra tribù con il nome di Seymour Irving Levov.
Lo Svedese brillava come estremo nel football, pivot nel basket e prima base nel baseball. Soltanto la squadra di basket combinò qualcosa di buono (vincendo per due volte il campionato cittadino con lui come marcatore principale), ma per tutto il tempo in cui eccelse lo Svedese il destino delle nostre squadre sportive non ebbe troppa importanza per una massa studentesca i cui progenitori - in gran parte poco istruiti, molto carichi di preoccupazioni - veneravano il primato accademico più di ogni altra cosa. L'aggressione fisica, anche se dissimulata da tenute sportive e norme ufficiali, e priva dell'intento di nuocere agli ebrei, non era tradizionalmente una fonte di soddisfazione nella nostra comunità; i diplomi post-laurea sí. Ciononostante, grazie allo Svedese, il quartiere cominciò a fantasticare su se stesso e sul resto del mondo, cosí come fantastica il tifoso di ogni paese: quasi come i gentili (come esse immaginavano i gentili), le nostre famiglie poterono dimenticare come andavano realmente le cose e fare di una prestazione atletica il depositario di tutte le loro speranze. In primo luogo, poterono dimenticare la guerra.

La mia recensione
"Ecco un uomo che non è stato programmato per avere sfortuna, e ancora meno per l'impossibile. Ma chi è pronto ad affrontare l'impossibile che sta per verificarsi? Chi è pronto ad affrontare la tragedia e l'incomprensibilità del dolore? Nessuno. La tragedia dell'uomo impreparato alla tragedia: cioè la tragedia di tutti".
Pastorale americana, romanzo scritto nel 1987 dal grande scrittore americano Philip Roth e con cui avrebbe vinto il Premio Pulitzer per la narrativa l'anno dopo, è un'angosciante rilettura del classico sogno americano degli anni' 60.
Tramite i riflettori puntati sulla vita di Seymour Levov (e da tutti soprannominato lo Svedese per la particolarità del suo aspetto fisico), un imprenditore ebreo ricco e di successo (tant'è vero che arriverà a sposare anche la cattolica ex Miss New Jersey), Roth ci sbatte in faccia tutte le contraddizioni ed i "fermenti" di quell'epoca, a cominciare dalla guerra in Vietnam.
Lo Svedese, dicevamo, è un uomo che dalla vita ha avuto veramente tutto (una madre orgogliosa del figlio, un padre amorevole con un'impresa in crescita, eccelle sia a scuola che in ogni sport che pratica, ingrandisce l'attività paterna, sposa una bellissima ragazza e diventa padre di una stupenda figlia)... finché proprio la ribellione e la conseguente radicalizzazione (o la pazzia?) della figlia adolescente, Merry, gli faranno crollare le convinzioni e le certezze di una vita, portandolo ai limiti di una crisi d'identità e di un vero e proprio rigetto del sogno (ormai divenuto incubo) americano.
Roth ci ha regalato un grande romanzo ed una sublime scrittura; un racconto pieno zeppo (anche troppo) di dettagli e riflessioni psicologiche. In pratica, Pastorale americana, ci porta a confrontarci con il nostro lato oscuro, ci esorta a porci mille e mille domande (su di noi, sui nostri ideali e sull'amore per il nostro Paese)... ma, allo stesso tempo, non ci fornisce risposte o soluzioni di comodo. L'autore, invece, ci invita a riflettere ed a meditare: le risposte le dobbiamo trovare dentro di noi ed attorno a noi.
Pastorale americana è il primo libro che ho letto di Philip Roth; mi è piaciuto (anche se ho sofferto, e non poco, per la flemma di alcuni passaggi e per i lunghi "pipponi" incontrati lungo tutto il romanzo) e, perciò, correrò a procurarmi anche le altre sue opere.
📌 Voto: ⭐⭐⭐⭐ (4 su 5)

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