Thriller psicologico su Prime Video, è tratto da un romanzo di Stephen King
[fonte: Agenda Online]
Siete appassionati di letteratura thriller e horror? Passate l'estate a divorare romanzi che vi tengono incollati fino all'ultima pagina? Allora questa serie TV che vi consigliamo su Prime Video non potete assolutamente perderla. È un vero thriller psicologico che non si limita a inseguire indizi: scava negli abissi della mente umana, mette a nudo ossessioni e colpe, e obbliga lo spettatore a osservare come la violenza possa nascere nel quotidiano, nelle vite più apparentemente ordinarie.
Protagonista indiscusso è Brendan Gleeson, ma è in ottima compagnia perché fanno parte del cast anche Harry Treadaway e Jharrel Jerome. Prodotta dalla Sonar Entetainment, Mr. Mercedes è tratta dall'omonimo romanzo di Stephen King, pubblicato nel 2014, primo capitolo di un'amatissima trilogia.
La serie, composta da tre stagioni per un totale di 30 episodi, prende il via da un evento che sconvolge una comunità del Midwest americano: un killer, a bordo di una Mercedes rubata, travolge una folla in attesa a una fiera del lavoro, uccidendo otto persone.
Due anni dopo, Bill Hodges, un ex detective ormai in pensione, tormentato dai rimorsi e dalla solitudine, riceve un messaggio dal misterioso "Mr. Mercedes", che si prende gioco di lui per non averlo mai catturato. Quel messaggio riaccende la sua ossessione e lo trascina in un nuovo gioco psicologico, una caccia fatta di indizi digitali, codici e manipolazioni emotive.
La narrazione segue due percorsi paralleli: quello di Hodges, e quello di Brady Hartsfield, giovane tecnico informatico che nasconde dietro l'apparente normalità una mente disturbata e un desiderio di potere malato.
La regia di Jack Bender, già collaboratore di Lost, alterna momenti di suspense costruiti su un minimalismo visivo a improvvise esplosioni di violenza, bilanciando introspezione e tensione. Le case suburbane, le vie anonime, gli schermi dei computer diventano i luoghi del male: il pericolo non arriva da fuori, ma dal dentro delle persone.
In questa serie il classico gioco di caccia al killer si trasforma in un'esplorazione morale. Il centro del racconto non è solo il crimine, ma l'impatto che esso produce sul senso di identità e di controllo dei protagonisti. Mr. Mercedes diventa così un racconto sull'ossessione, sull'incapacità di lasciar andare, sull'idea che il male possa insinuarsi attraverso la tecnologia e il bisogno di essere visti.
Rotten Tomatoes ha premiato questo titolo con un lusinghiero 83% di gradimento, mentre gli utenti Google hanno tributato un ottimo 72% di like.
Gleeson, già visto in titoli thriller di peso, come La regola del silenzio, offre una prova calibrata e intensamente fisica: il suo Hodges è un uomo ferito, ruvido, ma anche ironico e malinconico.
Treadaway, dal canto suo, restituisce con inquietante precisione l'ambiguità di Brady: un ragazzo intelligente ma spezzato, che alterna momenti di vulnerabilità a esplosioni di odio. La sua relazione morbosa con la madre, la doppia vita tra il lavoro nel negozio di elettronica e le incursioni nel dark web, mostrano come la follia possa crescere silenziosa dentro la normalità.
Controbilancia Jharrel Jerome, nei panni del buon vicino che si ritrova a diventare aiuto-investigatore suo malgrado.
La messa in scena punta su un realismo sporco e privo di estetizzazioni: il mondo di Hodges è fatto di cucine disordinate, televisori sempre accesi, pioggia costante. Il ritmo è calibrato su un crescendo lento: non ci sono colpi di scena forzati, ma un accumulo di dettagli che amplifica il senso di minaccia.
Ogni episodio spinge più a fondo nei due mondi paralleli dei protagonisti, fino allo scontro finale, che è tanto fisico quanto simbolico. È questa lentezza che permette alla storia di respirare e di far emergere la malinconia dei personaggi, l'idea che il confine tra normalità e follia sia più labile di quanto si voglia credere.
Mr. Mercedes affronta il lutto e la perdita non come eventi chiusi, ma come ferite aperte che continuano a influenzare chi resta. Non è solo la violenza iniziale a devastare la comunità, ma la consapevolezza che il male possa essere vicino, che la follia possa nascondersi dietro uno schermo o un sorriso di circostanza. Ogni personaggio, porta in sé una forma di disfunzione: la solitudine, l'incomunicabilità, il senso di impotenza. Hodges rappresenta il rimpianto di un'intera generazione che ha perso il controllo, mentre Brady è la sua antitesi digitale: il prodotto di una società iperconnessa ma disumanizzata.
Questa serie dimostra come un racconto di indagini possa ancora trovare nuove sfumature: evitando la spettacolarità facile e puntando invece sulla complessità dei rapporti, sull'ossessione e sulla fragilità. Conferma il valore di una storia che, pur essendo di finzione, mette al centro le conseguenze emotive del crimine più che il crimine stesso, e trasforma la paura in un'occasione per guardare dentro di noi.

Nessun commento:
Posta un commento