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"Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull'effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All'incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l'ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un'emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito". [Joël Dicker in "La verità sul caso Harry Quebert"]

martedì 21 ottobre 2025

"Katabasis" arriva finalmente in Italia: il libro più discusso dell'anno è quello di Rebecca F. Kuang


Katabasis arriva finalmente in Italia: il libro più discusso dell'anno è quello di Rebecca F. Kuang
Due dottorandi scendono all'inferno per salvare il loro relatore: Katabasis è la nuova scommessa di R.F. Kuang. Tra dark academia e satira

[fonte: LibreriAmo]

Ambientato nella Cambridge degli anni Ottanta, Katabasis è un perfetto dark academia che segue due rivali di dottorato, Alice Law e Peter Murdoch, specialisti di "analytic magick", una disciplina che fonde logica, filosofia e incantesimi.
Quando il loro professore, Jacob Grimes, muore in un grottesco incidente di laboratorio, i due decidono di scendere negli Inferi per recuperare la sua anima; e, soprattutto, la lettera di raccomandazione che può farli sopravvivere in accademia.
Di cosa parla davvero Katabasis. La discesa agli inferi si discosta dall'idea dantesca e, grazie alla penna di Rebecca F. Kuang, diventa allegoria del sistema accademico moderno, tra gerarchie, culto del genio e precarietà. The Guardian la chiama "una discesa nel hellscape dell'accademia, consegnata con gioia eretica" e nota come Kuang alterni satira e visionarietà con energia contagiosa.
Tra la dark academia e la satira. Alla domanda "che libro è?", si potrebbe rispondere "un ibrido". Kuang scrive un fantasy mitologico, una satira accademica, un romanzo di formazione intellettuale che è anche un thriller. Il tono, più cupo che in Yellowface e più apertamente fantastico che in Babel, mette in chiaro il progetto: usare la dark academia non come estetica (tra abiti in tweed, biblioteche stracolme di tomi, ecc.) ma come campo di battaglia etico. Il Los Angeles Times parla del suo romanzo "più maturo", capace di ironia asciutta sull'inferno universitario dove, volutamente, le poste in gioco sono basse e le ossessioni altissime.
La cornice mitica non è semplice citazionismo: Kuang organizza la discesa attraverso corti/pianure infernali con regole quasi burocratiche (una Piranesi-meets-Dante), e ne fa un manuale della dipendenza da merito: le prove da superare misurano ambizione, colpa, bisogno di approvazione. L'AP News ricostruisce bene le radici del libro: l'autrice voleva "un aldilà meno noioso del paradiso standard", e ha riportato nel romanzo l'immaginario dantesco e le inquietudini del dottorato in epoca Reagan-Thatcher.
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