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"Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull'effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All'incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l'ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un'emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito". [Joël Dicker in "La verità sul caso Harry Quebert"]

mercoledì 16 ottobre 2024

Alan Friedman: La fine dell'impero americano

Alan Friedman: La fine dell'impero americano. Guida al Nuovo Disordine Mondiale

Formato: Kindle (786 KB)
Pagine: 347
Editore: La nave di Teseo (8 ottobre 2024)
ASIN: B0DJC7QQTR

Data di acquisto: 9 ottobre 2024
Letto dal 12 al 16 ottobre 2024

Sinossi
È davvero la fine del "secolo americano"? Ci stiamo dirigendo verso un nuovo disordine mondiale, sempre più pericoloso e instabile, in cui dittatori come Putin e Xi sfideranno sempre più a viso aperto le democrazie occidentali? L'appassionante racconto di Alan Friedman ripercorre l'ascesa del dominio americano dalle origini fino al suo crepuscolo, quando dittatori conclamati e nuovi leader dispotici più o meno "mascherati" da statisti cercano di riempire il vuoto di potere lasciato dall'indebolimento della guida a stelle e strisce. Con uno stile veloce e appassionato, Friedman racconta la parabola fulminea di un "impero" dalla durata brevissima, poco più di 80 anni, dipinge i ritratti vividi e minuziosi dei suoi presidenti, e li inchioda ai gravi errori delle loro amministrazioni: da Franklin Delano Roosevelt a John F. Kennedy, da Jimmy Carter a George W. Bush, da Barack Obama a Joe Biden. Questo libro rivela il fallimento della leadership americana in alcuni snodi cruciali della storia, ci porta dietro le quinte dell'America di Donald Trump e Kamala Harris - un paese diviso come mai prima era accaduto - e anticipa gli scenari che dovremo affrontare nei prossimi anni: gli effetti del Nuovo Disordine Mondiale metteranno alla prova i nostri valori, in America come in Europa. Il destino dell'una determinerà il destino dell'altra, e del mondo intero.

L'incipit del libro
Ricordo quell'umida sera d'estate in cui ascoltai Gore Vidal delineare le analogie tra l'America di oggi e i giorni del declino dell'impero romano. Ci trovavamo a un cocktail a Roma, nel luglio del 1998, per festeggiare l'ex candidato alla presidenza degli Stati Uniti, George McGovern. Sulla terrazza del Circolo della Caccia, il più nobile della capitale, circondato da contesse e principini dell'aristocrazia romana, Vidal, con un calice di Vermentino ghiacciato in mano, parlava degli Stati Uniti in toni sprezzanti. La principale differenza tra la Roma della classicità e l'America del XX secolo, diceva, era la straordinaria brevità dell'impero americano.

La mia recensione
"La più grande delle ironie per Washington è da sempre la paradossale contraddizione tra la superiorità morale di cui pretende di ammantarsi quando difende la democrazia e si oppone ai regimi totalitari e le azioni concrete che intraprende quando quegli stessi regimi si rivelano utili agli interessi commerciali o militari degli Stati Uniti".
La fine dell'impero americano, del giornalista newyorkese Alan Friedman, è un libro molto interessante ed a tratti quasi provocatorio che, in un certo senso, si ricollega a Questa non è l'America scritto nel 2017 (era l'alba della presidenza di Donald Trump).
Friedman, questa volta, ci fa conoscere l'ascesa e la "caduta" degli Usa come potenza mondiale. E per farci comprendere le cause di ciò, traccia una sorta di percorso storico (quasi un romanzo, insomma) attraverso gli "errori", i limiti e le debolezze dei vari presidenti che, dagli anni '30 del secolo scorso in poi, si sono avvicendati alla Casa Bianca. E credetemi, l'autore ne ha davvero per tutti... non ha risparmiato critiche a nessuno, sia esso presidente (Democratico o Repubblicano) o figura di spicco della politica "made in USA".
Il libro, pur trattando temi molto delicati e (a volte) complessi, è appassionante e di facile lettura. Merito dello stile molto coinvolgente dell'autore (come ho detto poc'anzi, Friedman ci ha presentato i fatti in una "successione" da romanzo).
Dulcis in fundo, visto che siamo nell'imminenza delle nuove elezioni presidenziali, Friedman cerca anche di "scrutare" il futuro di un Paese profondamente diviso (spero non irrimediabilmente) tra l'autocrate Trump e la speranza incarnata da Kamala Harris. Perciò, questo libro vedetelo anche come una sorta di instant book.
Null'altro da aggiungere: consiglio questo ottimo volume a chi è interessato alla politica internazionale ed a chi cerca di comprendere (sempre se ciò sia possibile) dove "sta andando" la macchina "a stelle e strisce", e con essa l'Europa ed il mondo in generale.
Infine una curiosità. Tra i tanti aneddoti presenti nel libro, uno mi ha molto colpito e scosso: correva l'anno 1939, e Franklin Delano Roosevelt respinse e rimandò indietro una nave (la St. Louis) carica di ebrei e rifugiati che cercavano scampo dalle persecuzioni naziste (con molti di loro che, in seguito, trovarono la morte nei campi di concentramento). Ecco, visto che "nessuno impara dalla storia", questo passaggio mi ha ricordato molto da vicino il concetto di politica di un certo Matteo Salvini.
📌 Voto: ⭐⭐⭐⭐⭐ (5 su 5)

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Consigli di lettura:

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