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"Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull'effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All'incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l'ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un'emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito". [Joël Dicker in "La verità sul caso Harry Quebert"]

venerdì 31 maggio 2024

Antonio Scurati: M. Il figlio del secolo

Antonio Scurati: M. Il figlio del secolo. Il romanzo di Mussolini, vol. 1

Formato: ePub (1 MB)
Pagine: 841
Editore: Bompiani (12 settembre 2018)
ASIN: B07GZP2458

Data di acquisto: 19 maggio 2024
Letto dal 19 al 31 maggio 2024

Sinossi
La saggistica ha dissezionato ogni aspetto della sua vita, nessuno però aveva mai trattato la parabola di Mussolini e del fascismo come se si trattasse di un romanzo. Un romanzo - e questo è il punto cruciale - in cui d'inventato non c'è nulla.
Lui è come una bestia: sente il tempo che viene. Lo fiuta. E quel che fiuta è un'Italia sfinita, stanca della casta politica, della democrazia in agonia, dei moderati inetti e complici. Allora lui si mette a capo degli irregolari, dei delinquenti, degli incendiari e anche dei "puri", i più fessi e i più feroci.
Lui in un rapporto di Pubblica Sicurezza del 1919 è descritto come "intelligente, di forte costituzione, benché sifilitico, sensuale, emotivo, audace, facile alle pronte simpatie e antipatie, ambiziosissimo, al fondo sentimentale".
Lui è Benito Mussolini, ex leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico indefesso, direttore di un piccolo giornale di opposizione. Sarebbe un personaggio da romanzo se non fosse l'uomo che più d'ogni altro ha marchiato a sangue il corpo dell'Italia.
Non è inventato nulla del dramma di cui qui si compie il primo atto fatale, tra il 1919 e il 1925: nulla di ciò che Mussolini dice o pensa, nulla dei protagonisti (D'Annunzio, Margherita Sarfatti, un Matteotti stupefacente per il coraggio come per le ossessioni che lo divorano) né della pletora di squadristi, Arditi, socialisti, anarchici che sembrerebbero partoriti da uno sceneggiatore in stato di sovreccitazione creativa.
Il risultato è un romanzo documentario impressionante non soltanto per la sterminata quantità di fonti a cui l'autore attinge, ma soprattutto per l'effetto che produce. Fatti dei quali credevamo di sapere tutto, una volta illuminati dal talento del romanziere, producono una storia che suona inaudita e un'opera senza precedenti nella letteratura italiana.

L'incipit del libro
Fondazione dei Fasci di combattimento
Milano, piazza San Sepolcro, 23 marzo 1919
Affacciamo sulla piazza del Santo Sepolcro. Cento persone scarse, tutti uomini che non contano niente. Siamo pochi e siamo morti.
Aspettano che io parli ma io non ho nulla da dire.
La scena è vuota, alluvionata da undici milioni di cadaveri, una marea di corpi - ridotti a poltiglia, liquefatti - montata dalle trincee del Carso, dell'Ortigara, dell'Isonzo. I nostri eroi sono già stati uccisi o lo saranno. Li amiamo fino all'ultimo, senza distinzioni. Sediamo sul mucchio sacro dei morti.
Il realismo che segue ogni alluvione mi ha aperto gli occhi: l'Europa è oramai un palcoscenico senza personaggi. Tutti spariti: gli uomini con la barba, i padri monumentali melodrammatici, i magnanimi liberali piagnucolosi, gli oratori magniloquenti, colti e fioriti, i moderati e il loro buon senso, cui da sempre dobbiamo la nostra sciagura, i politici decotti che vivono nel panico del crollo imminente, elemosinando ogni giorno una proroga all'inevitabile evento. Per tutti loro la campana è suonata. Gli uomini vecchi saranno travolti da questa massa enorme, cinque milioni di combattenti premono ai confini territoriali, cinque milioni di ritornanti. Bisogna mettersi al passo, passo serrato. La previsione non cambia, farà brutto ancora. All'ordine del giorno è ancora la guerra. Il mondo va verso due grandi partiti: quelli che ci sono stati e quelli che non ci sono stati.

La mia recensione
"L'ora dell'Italia non è ancora suonata ma deve fatalmente venire. Nell'ordine interno l'Italia deve prima conquistare se stessa. Ecco il compito del fascismo".
Libro a metà strada tra un documento storico, un saggio ed romanzo in presa diretta (anche se in alcuni punti risulta essere un po' prolisso). Non posso dire che mi abbia esaltato, ma non posso nemmeno dire che non mi sia piaciuto.
Si tratta, lo avrete certamente capito, di un interessante lavoro per conoscere anche, e soprattutto, il contesto storico per capire (sempre se ciò sia possibile) le radici del fascismo.
Ogni capitolo è aperto citando ed esibendo documenti dell'epoca (di prefetture, di articoli pubblicati, di decreti ufficiali, di lettere private, ecc.); solo successivamente la narrazione di Scurati li mette insieme. E da questi particolari, quindi, avrete intuito che M. Il figlio del secolo non è proprio una lettura leggera.
Un testo molto utile ed interessante... che ci aiuta a comprendere i meccanismi della nascita di un populista, gli appoggi, gli interessi della società civile (di allora e di oggi); perché non siamo così lontani da non vedere che tali sistemi vengono usati ancora oggi. E, forse, è anche per questo che Antonio Scurati è scomodo e non piace ad una certa parte politica: è incontestabile!
📌 Voto: ⭐⭐⭐⭐ (4 su 5)

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